ArcelorMittal contro il riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) disposto dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. L’azienda ha annunciato un ricorso al Tar della Puglia per richiedere l’annullamento del decreto ministeriale del 27 maggio che aveva l’obiettivo di “introdurre eventuali condizioni aggiuntive motivate da ragioni sanitarie”. Un provvedimento, quello del governo, seguito alla richiesta del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che si basava sui rapporti di valutazione del danno sanitario elaborati da Arpa Puglia e Asl Taranto. “ArcelorMittal Italia, in qualità di gestore dello stabilimento siderurgico di Taranto, ha presentato la settimana scorsa un ricorso precauzionale in relazione al decreto di avvio del riesame dell’Aia emesso dal Ministero dell’Ambiente per finalità meramente cautelative – si legge nel comunicato diffuso dalla società – Non perdere la facoltà di tutelare eventualmente i propri diritti non vuole in alcun modo contrastare lo spirito di piena e attiva collaborazione che la società sta dimostrando e vuole continuare ad avere con le Autorità competenti”.

Nel documento diffuso dai vertici di ArcelorMittal, si specifica che “si è conclusa la prima fase di studio dello scenario emissivo rispetto alla produzione autorizzata di 6 milioni di tonnellate annue. Ciò è propedeutico e necessario per arrivare a una nuova elaborazione della valutazione del danno sanitario, nell’ambito del procedimento di riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale di cui al Dpcm del 29 settembre 2017, avviato dal Ministero dell’Ambiente a seguito dell’istanza presentata dal Sindaco di Taranto il 21 maggio scorso. Per tutta la durata di questa prima fase, ArcelorMittal Italia, per quello che è stato di sua competenza, ha messo a disposizione tutti i dati e le informazioni disponibili tramite il supporto dei propri tecnici, in maniera trasparente e collaborativa”. Ma nonostante l’azienda abbia rispettato le limitazioni alla produzione fissate a 6 milioni di tonnellate di acciaio all’anno, il 27 maggio il ministro Costa ha deciso di accogliere l’istanza del sindaco Melucci, soprattutto a seguito dei dati sulla situazione ambientale “ancora critica” presentati dall’amministrazione.

Il Comune, nella richiesta inoltrata al Ministero lo scorso 21 maggio, ha chiesto al ministero di imporre alla fabbrica “condizioni di esercizio più severe per acclarati motivi sanitari”. Nelle 4 pagine firmate dal sindaco Melucci si legge che l’aggiornamento dello “studio Sentieri”, con dati che arrivano fino a dicembre 2018, ha messo in luce che a Taranto si muore di più e che il rischio di morte per malattie legate all’inquinamento è aumentato nonostante le misure messe in campo dai governi negli ultimi anni. Ulteriori limitazioni alla produzione nel tentativo di migliorare i dati ambientali della città potrebbero però mettere a rischio la sostenibilità economica dell’operazione.

Ma dall’amministrazione comunale, il ricorso di ArcelorMittali viene accolto in maniera negativa: “Non bastavano tutta la confusione, tutti gli errori, tutte le mancanze, tutti gli incidenti di questi mesi. Ora il gestore ci fa comprendere che non ha alcun interesse per il futuro di Taranto e lo fa ricorrendo alle aule di tribunale. Messaggio chiaro. Questo è lo schiaffo più grande“, ha commentato il primo cittadino. “Sono stato tra quelli – aggiunge Melucci – che si era adoperato per una convivenza civile e sostenibile, nel suo ruolo istituzionale e di responsabilità. Evidentemente qualcuno ha pensato che a Ferragosto fosse possibile l’ennesimo saccheggio e l’ulteriore presa in giro di questa città. La verità è che le nostre imprese sono allo stremo e registriamo comportamenti la cui legittimità andrebbe vagliata attentamente”.

Melucci continua nel suo attacco all’azienda dicendo di notare disinteresse da parte dei vertici per le conseguenze sulla salute della popolazione di Taranto e parla di “indecorosa notizia dall’azienda che non comprende quanto sia cruciale per Taranto il tema del danno sanitario, che non vuole arrendersi all’idea che, senza un quadro chiaro per il futuro in questo frangente, i tarantini tutti non consentiranno alcuna produzione. Non sarà un comunicato stampa o un protocollo d’intesa che risolveranno la questione questa volta”.

Poi annuncia di aver “chiesto al ministro Di Maio di convocare con urgenza gli enti locali. Nessuno può sottrarsi in questo momento, ascoltiamo il grido delle parti sociali e decidiamo insieme come correggere la pessima strada che questo gestore ha imboccato, sempre che esso abbia davvero in animo di restare a Taranto. Ci aspettano giorni molto delicati e impegnativi. Valuteremo con calma il da farsi, senza paura, sempre razionali. Non si arretra di un passo per Taranto“.

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