Il raggiungimento dell’orgasmo è considerato dalla maggior parte delle persone una meta e una conclusione obbligata del rapporto sessuale, ma in realtà non è così per tutte le donne. Infatti mentre alcune hanno un’estrema facilità nel raggiungere l’acme del piacere, come la donna che in un rapporto di un’ora ha sperimentato ben 134 orgasmi secondo le analisi di un Centro di Studi sessuali in California, per altre risulta una conclusione solamente sperata. Quindi è lecito chiedersi come funziona l’orgasmo femminile.

Partiamo dalla sua classificazione: nei primi studi freudiani sulla sessualità veniva distinto in vaginale e clitorideo, dove il primo rappresentava il piacere derivato dalla penetrazione vaginale ed era ritenuto quello adulto, mentre il secondo originava dall’esclusiva stimolazione del clitoride e considerato ancora infantile. Questa distinzione è stata per molti anni fonte di dibattiti e, non di rado, di frustrazione fra le donne che non riuscivano a raggiungere il piacere vaginale che viene ancora ritenuto quello di serie A. Tuttavia le ricerche scientifiche più recenti hanno dimostrato che l’orgasmo clitorideo è il più accessibile e quindi quello maggiormente sperimentato dalle donne.

L’orgasmo femminile si presenta, inoltre, in modi molto diversi fra una donna e l’altra: vi sono donne che lo raggiungono con qualunque stimolazione e ad ogni incontro sessuale, altre che lo sperimentano solo in determinate condizioni o modalità e altre ancora, invece, che non lo sperimentano affatto e in questo caso si può parlare di anorgasmia. La capacità e/o possibilità di una donna di provare l’orgasmo sembra essere influenzata da tutta una serie di fattori che vanno da quelli di carattere neuroanatomico e fisiologico, a quelli psicologici e socioculturali e/o d’interazione. In alcuni casi il piacere può non arrivare, ma la donna può comunque sentirsi soddisfatta del rapporto sessuale anche senza aver raggiunto l’orgasmo.

Intorno ai 30-35 anni le donne raggiungono una maturità sessuale che le fa sentire più sicure del proprio corpo che hanno imparato a conoscere, e quindi hanno anche capito cosa piace e cosa non piace, quali sono le proprie zone erogene e come possono raggiungere il climax del piacere. Conoscersi non solo è un vantaggio per il proprio godimento, ma può portare benefici alla coppia, riducendo l’ansia legata alla prestazione. Infatti, il mancato raggiungimento del piacere spesso ha un unico grande nemico: l’ansia.

L’ansia provoca il rilascio di una quantità di sostanze chimiche che interferiscono con la naturale spontaneità della risposta sessuale. Si tratta di una problematica che si manifesta dal punto di vista fisico, ma che ha un’origine psichica. L’eventualità di sbagliare, di non soddisfare o di deludere il partner gioca un ruolo fondamentale in questo processo. Ciò che succede nella maggior parte dei casi è che la persona, durante il rapporto, da attore che agisce direttamente nella scena, diventa una sorta di spettatore, che valuta dall’esterno la propria prestazione sessuale. L’attenzione viene concentrata non sull’effetto dei propri comportamenti sessuali, ma sul come si sta agendo, impedendo alla persona di godere dell’esperienza erotica.

Poter capire da sole cosa sia piacevole e soddisfacente consente di ridurre le preoccupazioni circa i rapporti sessuali. Non va dimenticata, in una relazione stabile, l’importanza di condividere il problema con il proprio partner per migliorare l’intimità. Confidenza, ironia, complicità e atmosfera possono favorire l’intesa.

Negli ultimi anni non è raro sentir parlare di ansia da prestazione anche al femminile, perché le donne non si sentono adeguate se non provano l’orgasmo; inoltre il partner si sente in difficoltà e la situazione degenera in un forte disagio da parte della coppia.

Ci sono donne, però, che non riescono a sperimentare l’orgasmo, né attraverso una modalità vaginale, né clitoridea: parliamo in questo caso di anorgasmia vera e propria. Questa difficoltà può provocare sentimenti di tristezza, vergogna, rabbia e inadeguatezza, rispetto al quello che viene ritenuto il goal del rapporto sessuale. Le variabili in gioco sono molte e complesse e ruotano intorno alle componenti di legame con il partner, desiderio, rapporto con il piacere e con il proprio corpo.

Infatti, ogni donna è unica nel modo in cui risponde agli stimoli sessuali, alle aspettative rispetto alla sessualità in generale e a come essa è vissuta nella relazione di coppia. È attraverso la presa in carico globale della persona e della coppia, e ancor meglio dalla collaborazione di diversi specialisti, che è possibile la comprensione e risoluzione del disagio, per uno sviluppo completo e armonico dell’identità e della vita sessuale di una donna con anorgasmia.

Per chi invece riesce a sperimentare il piacere, ecco alcune curiose domande sull’orgasmo che non avete mai osato chiedere:

1. C’è un livello ottimale di orgasmi da provare ogni anno?
2. C’è un paese in cui si ha più soddisfazione sessuale?
3. Quanto impiega una donna a raggiungere l’orgasmo?

Per migliorare il nostro stato di salute dovremmo raggiungere circa 200 orgasmi l’anno, garantendoci un miglior funzionamento del sistema immunitario, riuscendo ad apparire più giovani e sperimentando un sonno più tranquillo e di ristoro. Secondo i dati riportati da una recente ricerca condotta dalla ditta di sextoys Lelo, sembra sia la Norvegia il paese in cui si sperimentano più orgasmi: infatti circa il 35% degli intervistati afferma di aver raggiunto il climax una volta al giorno, mentre le stime globali si aggirano fra i 2-3 a settimana. Inoltre, il tempo medio che una donna impiega per raggiungere l’orgasmo è sostanzialmente più lungo di quello di un uomo; ci vogliono 14 minuti in coppia contro gli 8 minuti in media se è lei a masturbarsi, mentre per gli uomini il tempo medio è di 9 minuti nel rapporto di coppia e molto meno nell’autoerotismo.

Si ringrazia per la collaborazione la dr.ssa Francesca Vannucchi

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