“È appena avvenuta la peggiore tragedia nel Mediterraneo di quest’anno”. Così Filippo Grandi, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha commentato in un tweet il doppio naufragio avvenuto nel Mediterraneo centrale al largo delle coste di Al Khoms, di fronte alla Libia. Un episodio “tragico”, come scrive Iom Libya, sezione libica dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), secondo cui le vittime sono 150. La notizia è stata confermata anche dall’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e dalla stessa Guardia Costiera libica. Quest’ultima ha spiegato che i barconi coinvolti nel naufragio sono due, con circa 300 persone a bordo: 137 sono state tratte in salvo, mentre “decine di persone potrebbero essere affogate“. Unhcr riferisce invece che le “notizie iniziali indicano che oltre 100 persone potrebbero aver perso la vita, mentre altre 140 sono state salvate e fatte sbarcare, ricevendo assistenza medica e umanitaria da Unhcr e dal partner Imc“, cioè International Medical Corps. Al momento non è ancora stata chiarita la dinamica né dell’incidente né dei soccorsi.

Il portavoce dell’Unhcr per Africa e Mediterraneo/Libia, Charlie Yaxley, comunica che “uno dei sopravvissuti ha riferito che un grande gruppo di persone è morto in mare e stima che potrebbe trattarsi di circa 150 persone“. “Notizie terribili. Arrivano notizie di un grande naufragio al largo delle coste della Libia. Pare che circa 150 sopravvissuti siano stati salvati e riportati in Libia”, scrive Yaxley. “Se le cifre stimate sono corrette, si tratta del maggior numero di vittime nel Mediterraneo centrale nel 2019″, prosegue il portavoce. E aggiunge: “Un promemoria, se ancora fosse necessario, del fatto che ci deve essere un cambiamento nell’approccio alla situazione nel Mediterraneo. Salvare vite in mare è un bisogno urgente”. Stessa idea ribadita anche da Grandi: “Deve riprendere adesso – esorta – il soccorso in mare, la fine dei campi di detenzione dei migrati in Libia, aumentando i percorsi sicuri per uscire della Libia, prima che sia troppo tardi per molta gente disperata”.

(immagine d’archivio)

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