Truffavano i grandi marchi del settore di marmellate, confetture e conserve, spacciando per biologici e realizzati in Ue i prodotti coi quali producevano il loro succo concentrato di mela, che conteneva prodotti inidonei all’alimentazione e comunque di scarsissima qualità. In manette sono finite 9 persone, tutte accusati di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio. Sono due fratelli imprenditori del Pisano, quattro loro dipendenti, due prestanome del Salernitano, mentre una nona persone, serba, è sfuggita all’arresto perché le autorità serbe non hanno collaborato con l’Italia ed Eurojust. La frode è stata scoperta dalla procura di Pisa, dopo le segnalazioni arrivate dagli organismi di vigilanza di Olanda e Germania insospettiti dall’origine dei prodotti importati, che ha diretto un’indagine condotta dalla Guardia di finanza e dagli ispettori del dipartimento antifrode del ministero delle Politiche agricole.

Gli arresti – A capo della banda c’erano due fratelli, imprenditori di San Miniato (Pisa) e titolari di Italian food srl, società che commercializzava il prodotto sostanzialmente in regime di monopolio, mentre il serbo, gestore della Perfect fruit, società in realtà riconducibile agli italiani, è tuttora a piede libero. Sequestrate anche sei società, beni mobili e immobili per 6,5 milioni di euro e 1.411 tonnellate di prodotto adulterato (per quasi 5 milioni di euro di valore). Un carico da 30 tonnellate, bloccato ieri nel Pistoiese risultava contaminato anche dalla patulina, una micotossina della mela in quantità elevatissime: 7 mila microgrammi per kg rispetto al limite di legge dei 50 microgrammi per chilo. La procura ha già imposto alle aziende che hanno acquistato il prodotto per inserirlo nelle loro marmellate di ritirare tutte le confezioni finite sul mercato dal primo gennaio a oggi.

La frode – Il prodotto venduto come biologico, era invece di qualità molto scadente, realizzato in Serbia e poi “europeizzato” attraverso false attestazioni per introdurlo sul mercato con marchio Ue come edulcorante destinato al mercato di marmellate, conserve, confetture e simili commercializzati dai più importanti marchi italiani ed esteri. Il prodotto veniva adulterato chimicamente per eludere i controlli e solo l’approfondita analisi presso laboratori specializzati da parte degli ispettori del Ministero delle politiche agricole ha permesso di smascherare la frode. I nove devono rispondere anche del reato di autoriciclaggio per avere investito nelle aziende sequestrate i proventi illeciti della commercializzazione del prodotto adulterato: solo per fare un esempio dei margini di guadagno, gli investigatori hanno accertato che il carico bloccato ieri e del valore di 50 mila euro aveva una marginalità di 28 mila euro.

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