Tra i 15 indagati nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte irregolarità degli appalti del Comune di Reggio Emilia ci sono anche l’ex vicesindaco Pd e assessore al Welfare Matteo Sassi e l’ex assessore alle Infrastrutture e Beni pubblici Mirko Tutino. Entrambi erano membri della giunta di centrosinistra, il cui sindaco dem uscente Luca Vecchi è stato riconfermato domenica 9 giugno. I due non si erano invece ripresentati alle elezioni. Le perquisizioni della Guardia di finanza sono avvenute il 13 giugno, a pochissimi giorni dal ballottaggio. “Non si può fare una perquisizione venerdì se domenica si vota”, ha detto il procuratore capo di Reggio Emilia Marco Mescolini, intervenendo nel corso della conferenza stampa sull’inchiesta coordinata dalla pm Valentina Salvini. Solo domenica 9 giugno infatti è stato riconfermato il sindaco Pd Luca Vecchi. “Abbiamo cercato di rispettare al massimo ciò che stava avvenendo sia prima (il riferimento è all’indagine di febbraio con gli altri 18 dirigenti comunali indagati, ndr) sia dopo le elezioni, agendo non subito, ma non troppo dopo”, ha detto Mescolini come riferito anche dall’agenzia Ansa.

L’inchiesta ha portato, ieri 13 giugno, a perquisire gli uffici del Municipio, oltre a quelli di studi legali, aziende e abitazioni private. Quindici le informazioni di garanzia e tra loro risultano esserci anche esponenti politici. E, come riportato dalla Gazzetta di Reggio, sono arrivati avvisi di garanzia anche al dirigente del servizio legale del Comune Santo Gnoni, all’ex dirigente alla mobilità Alessandro Meggiato, al presidente dell’Asp Raffaele Leoni, all’avvocato consulente del municipio Paolo Coli.

Le perquisizioni delle scorse ore, avvenute in Comune, hanno creato molta preoccupazione nell’ambiente politico per il numero di persone coinvolte e per i timori che possano esserci effetti anche sulla nuova giunta. “Ovviamente”, ha detto ancora il pm Mescolini in conferenza stampa, “abbiamo riflettuto sui tempi di intervento. Io penso che per alcuni aspetti la campagna elettorale ha avuto un momento in cui il silenzio assoluto della procura ha dato un contributo all’equilibrio della competizione elettorale. Al di fuori dell’esecuzione di misure assolutamente urgenti come quelle cautelari, il resto deve tenere conto delle circostanze ambientali. Non c’è mai un momento più giusto. Ma anche i procedimenti hanno un termine massimo”.

Sul termine delle indagini il procuratore capo ha poi precisato: “Non abbiamo cercato la pistola fumante con queste perquisizioni, ma elementi complessi su cui fare accertamenti da parte dei tecnici che lo sanno fare. Si tratta di un’indagine di polizia giudiziaria, non nata da un esposto”. Ma, di certo, “occorre dare una risposta chiara e definitiva in relazione a quanto emerso dalle indagini della Guardia di finanza. Non posso impegnarmi a una celerità contraria alla prudenza”.

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