“Il nostro equipaggio ha da poco concluso il soccorso di 52 persone da un gommone al largo della Libia”. Così, attraverso Twitter, la nave Sea Watch ha riferito di aver fatto salire a bordo un gruppo di migranti in difficoltà a circa 47 miglia da Zawiya, ovvero nella zona di ricerca e soccorso di giurisdizione della guardia costiera libica. La ong ha detto di avere individuato il barcone grazie al suo aereo da ricognizione Colibrì e di aver informato le autorità competenti. Ma, ha aggiunto poi, “la cosiddetta guardia costiera libica successivamente comunicava di aver assunto il coordinamento del caso. Giunti sulla scena, priva di alcun assetto di soccorso, abbiamo proceduto al salvataggio come il diritto internazionale impone”. I naufraghi, tra cui nove donne e due bambini piccoli, si trovano ora a bordo della nave della ong tedesca.

Arriva nel giro di pochi minuti il commento del ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Non rispettando le indicazioni della Guardia costiera libica, è l’ennesimo atto di pirateria di un’organizzazione fuori legge. È evidente il collegamento tra scafisti e alcune ong. Ora nel decreto sicurezza bis che abbiamo approvato ieri c’è una norma che prevede la confisca dei mezzi pirata che non rispettano leggi e indicazioni. A parte che sono due o tre volte che l’hanno fermata e l’hanno rilasciata, chiedete in Procura perché… Io non faccio il procuratore”. Alla domanda se i migranti entreranno in Italia, Salvini risponde laconico: “Non penso proprio”.

A chi gli fa notare che la nave della ong è intervenuta durante un naufragio in corso, il vicepremier risponde: “Questi non sono naufragi, sono viaggi organizzati illegali a pagamento, sono viaggi organizzati a pagamento dagli scafisti. Non ho mai conosciuto naufraghi a pagamento. Se ci sono delle leggi si rispettano le leggi”.

La nave, prosegue il ministro, “è intervenuta in zona Sar libica, anticipando la Guardia Costiera di Tripoli pronta ad intervenire e già in zona”. Per questo, se farà rotta verso l’Italia, “metterebbe a rischio l’incolumità delle persone a bordo, sottoponendole a un viaggio più lungo e disobbedendo alle indicazioni di chi coordina le operazioni di soccorso”

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