A che punto siamo con il ddl Pillon e testi di legge correlati in materia di separazione e affidamento dei figli? Al momento è tutto fermo, nonostante gli annunci del senatore leghista Simone Pillon. Nei giorni scorsi sul suo profilo Facebook dichiarava che il 10 giugno sarebbe ripresa la discussione in Commissione Giustizia, ma è stato fermamente smentito da Mattia Crucioli (M5S), vicepresidente della Commissione Giustizia: “A noi non risulta”.

Dopo l’incasso del successo elettorale della Lega alle Europee, Pillon sta cercando di rimettere in gioco il suo ddl, stoppato ma non ritirato dai 5Stelle, che non condividevano la rigida suddivisione dei tempi paritari per l’affidamento dei figli e l’introduzione nel testo di legge dell’alienazione parentale: una bufala priva di fondamento scientifico che sta rivittimizzando nei tribunali donne e bambini vittime di violenza.

Prima delle Elezioni europee si era parlato della discussione su un testo unico che avrebbe accorpato il ddl 735 e altri disegni di legge: tutti pessimi. Il livello di attenzione in tema di diritto di famiglia deve restare alto, perché è in atto il tentativo di portare a segno una controriforma che colpirà soprattutto i diritti di donne e bambini, anche in violazione della Convenzione di Istanbul qualora ci siano situazioni di violenza.

Nel testo unico infatti ci sono il ddl 45 (Binetti, De Polis, Saccone), il ddl 768 (Gallone) e il ddl 118 (De Poli), che introducono l’ipotesi di maltrattamento di minor gravità, sanzionato con lavori di pubblica utilità; la definizione di maltrattamento come reato sistematico e non abituale (che limita a pochi casi la possibilità di sanzionare abusi e violenza in famiglia); la rigida previsione dei tempi di affidamento e i limiti alla discrezionalità del giudice e l’obbligo di mediazione in caso di separazione in violazione dell’articolo 48 della Convenzione di Istanbul. Tutti testi di legge che non si discostano molto dai contenuti del ddl Pillon (su Donne per diritti di Luisa Betti si può leggere un’accurata analisi).

Jakub Stanislaw Golebiewski, presidente di Pim (Padri in movimento), contattato telefonicamente, ha commentato che: “Il senatore leghista fa grandi annunci, puntualmente smentiti dai fatti perché è in grande difficoltà. Ha fatto troppe promesse che non sta mantenendo. Ci sono state sui social reazioni risentite da parte di chi gli aveva creduto e purtroppo si tratta di una minoranza di genitori arrabbiati e rancorosi, coinvolti in quel 20% di separazioni giudiziali che comprendono situazioni di alta conflittualità o violenza famigliare. Si tratta di una piccola aliquota  di padri che chiede rivalsa nei confronti delle ex mogli o compagne utilizzando strumentalmente i figli”.


Il presidente di Pim non condivide l’idea che i diritti dei padri separati trovino riconoscimento col mantenimento diretto, con i tempi paritari obbligatori o facendo pagare l’affitto in caso di  assegnazione della casa coniugale, tutto accompagnato da figure quali mediatori e coordinatori genitoriali che si andrebbero ad aggiungere a giudici e avvocati. E vede un pericolo nella affermazione della Pas che deve invece uscire dai tribunali.

“Il ddl Pillon e ddl correlati – ha dichiarato  Golebiewski – non guardano assolutamente alla famiglia nella sua concreta e problematica complessità e piuttosto che tutelare i diritti dei padri danno forza a quelli assenti, violenti, disinteressati, livorosi. Sono testi di legge che impongono la bigenitorialià come principio astratto ma senza considerare la realtà delle famiglie. In Italia ci sono ancora disparità economiche tra uomini e donne e il peso del lavoro di cura grava soprattutto sulle spalle delle madri. Il nocciolo di queste cosiddette riforme in materia di separazione è solo  l’annullamento dell’assegno di mantenimento per i figli grazie a una divisione dei tempi di affidamento rigidamente paritari, anche a costo di esporre le donne vittime di violenza al controllo e alla rivalsa di ex violenti. E’ anche vero che la magistratura nella sue frettolose decisioni commette degli errori, penalizza padri capaci e attenti che sono stati presenti anche prima della separazione e che vogliono continuare a far parte della vita dei figli. Su questo si dovrebbe lavorare, partendo da quanto di buono ha introdotto la legge 54/2006, rivisitando alcuni punti che potrebbero riguardare la flessibilità delle figure genitoriali in funzione delle necessità dei figli, ma tenendo conto delle asimmetrie nelle capacità e nella condizione patrimoniale. Pim sta crescendo costantemente per numero di adesioni, trovando il sostegno di quei padri silenziosi che non sono animati da rivalse e vendette ma chiedono maggiore presenza nella vita dei figli e vogliono risposte differenti da quelle proposte da Pillon e da testi di legge similari: non si risolvono le difficoltà economiche dei padri mettendo in difficoltà economica le madri e i figli ed esponendoli a violenze. Tutto in nome di una bigenitorialità astratta e con buona pace della Giustizia e dell’equità sociale” .

@nadiesdaa

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