Alle 5 di mattina, lo Stato arriva nella casa di P., troppo presto e troppo tardi allo stesso tempo. Presto perché non è il caso di mettere in scena un’azione eclatante per sgomberare una famiglia di marito e moglie con cinque bambini a Trani. Tardi perché quella famiglia con i bambini doveva già essere in una casa assicuratagli dai servizi sociali e non in un locale da loro occupato abusivamente. Il locale era la vecchia abitazione di un custode accanto ad una scuola media. Alla famiglia hanno detto: ci sono le elezioni, la scuola è sede di seggio, non potete stare. Eppure erano mesi che quella famiglia abitava in quel locale adibito a dimora per 7 persone, 5 bambini tutti minorenni e due genitori. Quella stessa famiglia che ha da poco ottenuto il reddito di cittadinanza, anche se ancora non hanno caricato l’importo che sarà di 900,00 euro mensili.

Insomma una storia del Sud che mostra la doppia faccia dello Stato. Da una parte di fornisce il necessario per vivere, dall’altra non ti risolve il problema essenziale: una abitazione in cui vivere. I servizi sociali propongono sempre la soluzione del mettere in una struttura protetta i bambini ed i genitori nel dormitorio Caritas. La retta per i bambini è generalmente 200,00 euro al giorno, quindi 1000,00 euro al giorno per questa famiglia, ovvero 30.000,00 euro al mese. Sì, avete capito bene, una enormità.

Alla famiglia, che ormai staziona al Comune fino a sera, l’associazione Orizzonti – un pronto intervento volontario e gratuito di lotta contro la povertà a Trani – porta i pasti la mattina e la sera. I bambini giocano sulle scale del palazzo ed i proprietari di case libere non si fanno avanti per affittare una casa a questa famiglia che adesso col reddito di cittadinanza può permettersela. Nessuno vuole una famiglia di 7 persone.

Sui media locali è passata la notizia dello sgombero perfettamente organizzato, locale murato, mobili e masserizie eliminate, con foto di mezzi di Vigili del fuoco, Polizie varie e l’Amministrazione ha potuto fare il suo comunicato di rito: “E’ stata ripristinata la legalità”. Una boccata d’ossigeno evidentemente dopo il fine settimana passato a spiegare i motivi di estraneità su una inchiesta per peculato ed abuso d’ufficio che vede coinvolti sindaco e consigliere del Pd.

Ai bambini è stato spiegato che son dovuti andare via da quella casa perché ci sono le elezioni europee. Una semplificazione peraltro impropria perché l’operazione, riferisce la Prefettura, era nel piano di sgomberi e di lotta alle occupazioni abusive già programmate da tempo. Intanto però P. si gira e rigira tra le mani la tessera del reddito di cittadinanza e mi spiega: “Mi ero illuso di poter venire al Comune a lavorare per 8 ore alla settimana. Non per protestare 24 ore al giorno per avere un posto in cui campare”.

La situazione si sta sbloccando piano piano, e le forze dell’ordine – Carabinieri in primis – giocano coi bambini che scorrazzano sulle scale del Comune. Perché queste, mi dice un tenente in borghese, sono cose che bisogna affrontare con l’unica divisa possibile: “Il cuore”. A due giorni dallo sgombero, il Comune ha trovato un B&B dove collocare in emergenza la famiglia. Chissà cosa ricorderanno i 5 bambini di questa esperienza. Forse che nei giorni in cui si votava per l’Europa, all’alba li hanno portati via da una casa.

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