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Riace, indagata candidata sindaco lista di Lucano per falso ideologico in concorso

Riace, indagata candidata sindaco lista di Lucano per falso ideologico in concorso
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A pochi giorni dalle elezioni comunali di Riace, la Procura di Locri ha notificato l’avviso di conclusione indagini per uno stralcio dell’inchiesta “Xenia”. Questa volta a essere indagata è il candidato a sindaco Maria Spanò che guida la lista “Il cielo sopra Riace” dove uno dei candidati consiglieri è proprio l’ex primo cittadino “sospeso” Mimmo Lucano. Per molti anni la Spanò è stata assessore proprio di Lucano e, in concorso con lui, secondo il sostituto procuratore Michele Permunian, avrebbe rilasciato carte d’identità a soggetti stranieri primi dei previsti requisiti.

L’accusa è di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative. In sostanza, stando al capo di imputazione, avrebbe falsamente attestato che il Jawad El Bahri, un ragazzo di 30 anni di origine marocchina, fosse residente nel Comune di Riace. Stessa cosa per la nigeriana Success Adekanye per quale, sempre, in concorso con Mimmo Lucano, l’ex assessore Spanò avrebbe attestato pure che la ragazza fosse munita di permesso di soggiorno.

L’avviso di conclusione indagini non ha sorpreso la candidata a sindaco di Riace la cui posizione è stata stralciata durante le udienze preliminari quando il gup di Locri, a inizio aprile, si era accorto di un difetto di notifica. “Mi contestano solo la firma in due carte di identità – è il commento di Maria Spanò – Ma la firma è un atto formale da parte dell’amministratore , la fase istruttoria viene fatta dall’ufficio. L’amministratore non ha il compito di controllare la fase istruttoria, anche perché questo è un compito sia dell’ufficio che del responsabile dell’ufficio. In questa vicenda ci sono tanti fatti curios che non voglio commentare. Sicuramente non si tratta di una nuova inchiesta”, ha aggiunto.

Oltre alla Spanò, la Procura ha notificato la chiusura delle indagini anche ad altri due soggetti: Annamaria Maiolo e Valentina Micelotta coinvolte nella parte dell’inchiesta relativa alla gestione dei fondi dell’accoglienza. Maiolo, infatti, era la presidente dell’associazione “Oltre Lampedusa” e, oltre che di associazione a delinquere, è accusata di aver annotato per un mese la presenza di un immigrato del Bangladesh che in realtà si trovava a Milano.

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