Il tribunale di Modena ha assolto Aldo Milani, leader nazionale del sindacato Si Cobas, dall’accusa di estorsione ai danni degli imprenditori Levoni, proprietari dell’azienda di lavorazione carni Alcar Uno di Castelnuovo Rangone. A febbraio la Procura, con la pm Claudia Natalini, aveva chiesto la condanna a due anni e quattro mesi per Milani, con l’attenuante di aver agito per motivi di particolare valore morale o sociale. Oggi Milani è stato assolto per non aver commesso il fatto. Nello stesso fascicolo l’intermediario Danilo Piccinini, di Ferrara, è stato condannato in abbreviato a due anni e quattro mesi.

Esultano gli iscritti, che lo hanno atteso fuori dal tribunale e che in questi anni hanno organizzato diverse manifestazioni di sostegno e solidarietà al loro coordinatore. “L’intera vicenda era solo un’enorme castello di carta – scrivono in un comunicato – utile a demonizzare chi come il Si Cobas ha osato scoperchiare il “sistema-Modena“. “Milani è stato assolto perché non ha commesso nessuna attività estorsiva, né da solo, né in concorso – spiega Marina Prosperi, che ha difeso il sindacalista insieme all’avvocato Alessandro Gamberini – Si fa chiarezza su una vicenda nata come torbida, che ha avuto un esito eclatante con l’arresto di Milani e una grande visibilità mediatica”.

Milani era stato arrestato il 27 gennaio 2017 e i fatti contestati dalla procura di Modena risalivano alla fine del 2016 e all’inizio del 2017. Secondo l’accusa, Milani avrebbe preteso tra i 60 e i 90mila euro dai Levoni, per fermare i picchetti di fronte allo stabilimento, una protesta contro le condizioni di lavoro e al licenziamento di alcuni dipendenti di coop in appalto all’azienda stessa.  Le telecamere nascoste, piazzate della squadra mobile, avevano ripreso il passaggio di una busta bianca, data da uno dei due esponenti dell’azienda (d’accordo con la polizia) all’intermediario Danilo Piccinini, seduto accanto a Milani.

Nel video, che è senz’audio, non si vede Milani prendere i soldi. Il sindacalista ha sempre sostenuto di essere all’oscuro della richiesta di denato fatta da Piccinini ai Levoni. “Piccinini faceva da intermediario fra noi e i Levoni stessi” aveva spiegato Milani in un’intervista al Fatto.it. “Non so se sono stati i padroni di questa azienda a tirarmi un tranello o lui stesso. Piccinini aveva chiesto 90mila euro per sé, così io bloccavo la lotta”. Ma secondo il sindacalista “gli stessi Levoni non sapevano se io ero informato della proposta che Piccinini aveva fatto loro. Io sono andato lì a parlare dei 55 licenziati e basta”

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