Il mercato del libro in Italia è cresciuto nel 2018 e anche nel 2019. Il fatturato dei primi 4 mesi del 2019, infatti, è stato caratterizzato da un incremento dello 0,6% nei canali trade (librerie, online, grande distribuzione organizzata, a cui è stata aggiunta la stima di Amazon) con un fatturato di 393,2 milioni di euro rispetto ai 390,5 milioni di euro dello stesso periodo dello scorso anno. Anche gli e-book continuano a conquistare nuovi spazi, infatti, i lettori di libri digitali e audiolibri sono passati dal 60 al 64%. Però il Salone del Libro di Torino continua a considerare l’editoria digitale una “cenerentola”. Questo scarso interesse si evince chiaramente scorrendo il programma degli incontri, si ha la sensazione che l’e-book continui ad essere valutato non solo di serie B, ma addirittura una moda passeggera che è meglio evitare. Eppure gli e-book continuano a dare il loro contributo alla crescita del mercato e tutte le ricerche confermano che i lettori forti – ovvero quelli che leggono più di 20 libri all’anno – non fanno differenza tra carta e digitale.

E allora? A mio avviso, è un pregiudizio perché la famosa frase “il profumo della carta” fa molto intellettuale. Lo so che questa considerazione scatenerà molti affezionati lettori del Fatto, ma personalmente considero inutile e dannosa la battaglia tra e-book e cartaceo e auspico che le persone possano leggere nel formato che preferiscono. E per questo mi piacerebbe che gli editori pubblicassero immediatamente le due versioni del libro e che l’e-book avesse un prezzo più contenuto.

Ed ora torniamo ai dati diffusi da AIE-Associazione Italiana Editore durante il Salone Internazionale del Libro di Torino. In primo luogo due considerazioni negative: diminuiscono del 2,2% le copie vendute, che si assestano sui 22,071 milioni, vale a dire 494mila in meno dello scorso anno; e l’Italia continua ad essere il fanalino di coda in Europa, dietro ci sono solo Slovenia, Cipro, Grecia e Bulgaria.

Ma dalla ricerca di AIE emergono anche analisi positive e inaspettate. Ad esempio, il profilo di chi segue le serie tv, coincide con il lettore abituale e proprio le serie tv sono un incentivo alla vendita di libri. Grazie alla collaborazione con IE – Informazioni Editoriali, il centro studi AIE ha preso in esame l’andamento delle vendite in librerie e store on-line (escluso Amazon) – di sette titoli da cui sono state tratte delle serie televisive: Gomorra e Il Trono di Spade per Sky, L’uomo nell’alto castello per Amazon Prime Video, Il Commissario Montalbano, L’Amica Geniale e Il Nome della Rosa per la Rai, Suburra e Tredici per Netflix. L’arco temporale considerato è 2009-2019. Tutti gli otto titoli analizzati mostrano maggiori crescite delle vendite, pur con modalità diverse. E non vendono solo durante la programmazione di tutta la serie tv, l’effetto traino prosegue anche nei mesi successivi.

Questi numeri instillano il ragionevole dubbio sulla convinzione che chi guarda la tv non legge. Anche in questo caso, a mio avviso, si tratta di una generalizzazione. E personalmente temo sempre molto i giudizi legati a un’analisi fondata su preconcetti.

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