Sono bastati due o tre giorni di temperature sotto la media per far rispuntare sui quotidiani la solita trita polemica sul riscaldamento globale che non c’è. Non vi sto a tediare con dettagli su cose che ormai dovremmo sapere tutti: che c’è differenza fra tempo atmosferico e clima globale, che qualche giorno di freddo o di caldo non vogliono dire niente, che bisogna fare la media su parecchi anni, che mentre qui tutti dicono che è freddo in altri posti, per esempio in Groenlandia, hanno oltre 10 gradi in più della media, eccetera.

Ma non c’è niente da fare: su certi giornali non riescono a rinunciare alle solite battute. Così, Libero spara un titolone in prima pagina: “Riscaldamento del Pianeta? Ma se fa Freddo”. Oltre che stupido, anche banale. E poi non trovano nessuna idea migliore che prendersela con Greta Thunberg che, in un numero precedente, avevano chiamata con grande finezza “Rompiballe”. Ci si impegna anche Il Tempo, con un altro titolone in prima pagina: “Anche il tempo si è rotto di Greta”. E tutti usano il termine “gretini”, non so se perché gli sembra una battuta divertente ma, in ogni caso, ci da un’idea della considerazione che hanno dell’intelligenza dei loro lettori.

Questa storia si ripete più o meno ogni anno, ogni volta che c’è qualche giornata un po’ più fredda. Ma sono ormai trent’anni che gli scienziati ci stanno dicendo che siamo nei guai con il riscaldamento globale, è possibile che nessuno si sia ancora accorto che è una cosa seria? E, in effetti, qualcosa sembra si sta muovendo. Una è l’irruzione di Greta Thunberg, ma la ragazza svedese è solo uno dei sintomi di un cambiamento in azione.

Qualche anno fa, l’esistenza di un movimento chiamato “Extinction Rebellion” sarebbe stata semplicemente impensabile, ma ora il messaggio sta passando che il riscaldamento globale non è soltanto una questione di un grado o due in più. Non è come diceva Vittorio Feltri qualche giorno fa che “A Bergamo con due gradi in più si sta meglio”. No, la faccenda del riscaldamento globale è uno stravolgimento di tutto l’ecosistema terrestre: è un cambiamento profondo di tutto il pianeta, incluso i cicli biologici che ci fanno vivere.

Rischiamo veramente l’estinzione della specie umana? Probabilmente no, ma la vicenda si sta facendo drammatica e molta gente comincia ad accorgersene. Per esempio, un dissidente americano abbastanza noto, Tim Ball, ha annunciato pubblicamente che “smetterà di cercare di educare la gente sul fatto che il riscaldamento globale è un imbroglio”.

Un altro sintomo del cambio di percezione è un piccolo episodio di cui parla Nicola Porro in un post dove anche lui se la prende (indovinate!) con il “gretinismo”. Racconta che il Prof. Franco Battaglia, noto per le sue posizioni dissidenti rispetto alla scienza del clima, avrebbe dovuto presenziare a un dibattito per “confrontarsi pubblicamente a Modena con i sostenitori del riscaldamento globale causato dall’attività umana”.

Bene, Battaglia si è confrontato solo con se stesso perché nessun esperto di clima ha accettato di dibattere con lui. Questo da la possibilità a Porro di indignarsi con loro, anche perché “allo stesso orario la Cgil Scuola di Modena… ha organizzato altrove un incontro sullo stesso tema”. Mi sa che Porro cerchi di giustificare il fatto che a questo non-dibattito è venuta ben poca gente (come si vede dalle foto). Ma non è vero quello che dice: l’incontro della Cgil non era in contemporanea, era due giorni dopo).

Non so cosa si aspettasse Battaglia dai veri esperti dopo che in un suo libro sul cambiamento climatico era riuscito a inanellare 112 errori in 31 pagine! Ma, a parte Battaglia e i suoi errori, gli esperti non accettano più questo tipo di dibattito fuori dai canali scientifici normali. E’ perché ormai certe cose sono chiare: il cambiamento climatico è un rischio grave per la vita di tutti e su certe cose non ci si scherza sopra. E’ una sfida globale molto difficile, ma possiamo ancora vincerla se ci lavoriamo sopra seriamente. E allora smettiamola con le battute che non fanno più ridere nessuno.

Articolo Precedente

Everest, dimenticatevi Jake Gyllenhaal. Su quegli Ottomila c’è solo sangue e merda

next
Articolo Successivo

Rifiuti Roma, i giudici sull’assoluzione di Cerroni: “Era l’unico che poteva risolvere un’emergenza che in città è endemica”

next