Da un lato le 1,3 milioni di richieste di adesione presentate dai contribuenti per lapace fiscale” del governo gialloverde. Dall’altro un nuovo strumento a disposizione delle Entrate per la lotta all’evasione: dopo anni di stallo è arrivato il via libera all’utilizzo dei dati contenuti nell’Anagrafe dei rapporti finanziari per preparare liste di contribuentisospetti da sottoporre a controlli. Nei giorni del maxi ponte tra 25 aprile e 1 maggio si è sciolto grazie a un pronunciamento del Garante della privacy uno dei nodi che sbarravano la strada al tanto invocato incrocio tra banche dati, che dovrebbe fare da deterrente ai furbetti e consentire all’erario di recuperare parte degli oltre 100 miliardi evasi ogni anno.

Martedì 30 aprile, ultimo giorno utile per le domande, l’Agenzia delle Entrate Riscossione ha fatto sapere che sono state 1 milione e 320mila  – di cui quasi 800mila avanzate online – le richieste per la ‘rottamazione-ter’ e il saldo e stralcio delle cartelle riservato ai contribuenti con Isee inferiore ai 20mila euro. E la Lega, per bocca del vicepremier Matteo Salvini e del viceministro Massimo Garavaglia, oltre a rilanciare sulla necessità della flat tax ha già annunciato l’arrivo di una riapertura dei termini attraverso un emendamento al decreto crescita in fase di conversione.

Il giorno prima però era arrivato dall’authority per la protezione dei dati personali l’attesa autorizzazione a sperimentare anche nei confronti dei contribuenti persone fisiche i “processi automatizzati” per la lotta all’evasione fiscale, ovviamente “nel rispetto di precise garanzie a salvaguardia dei diritti dei cittadini”. Le Entrate potranno dunque utilizzare l’Anagrafe dei rapporti finanziari, che contiene informazioni su flussi e saldi dei conti correnti e conti deposito, per preparare “liste selettive” dei potenziali evasori, “anche mediante lo scambio di informazioni con amministrazioni estere”. Il Garante ha adottato due distinti pareri su due schemi di provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate, uno sui “contribuenti con incongruenze tra i redditi dichiarati e i loro rapporti bancari e finanziari“, l’altro sui cittadini “che hanno intrattenuto rapporti con operatori finanziari all’estero non coerenti con le informazioni in possesso del fisco“.

L’Anagrafe dei rapporti finanziari, rafforzata nel 2011 dal decreto Salva Italia di Monti, contiene i dati su decine di milioni di depositi, conti correnti e gestioni patrimoniali trasmessi da banchePosteintermediari finanziari, società di gestione del risparmio e assicurazioni. L’Agenzia delle Entrate era stata incaricata di stabilire i criteri per elaborare le liste dei contribuenti “a rischio” a causa della discrepanza tra le consistenze e movimentazioni dei loro conti e le dichiarazioni dei redditi. Ma il provvedimento del direttore dell’Agenzia non è stato emanato fino al 31 agosto 2018, quando (poco prima di lasciare l’incarico) l’ex direttore Ernesto Maria Ruffini ha avviato una fase di test solo sule società di persone e di capitali che per il 2016 hanno omesso la dichiarazione o ne hanno presentata una irrilevante nonostante sui loro conti correnti ci siano stati accrediti.

Nel 2017 la Corte dei Conti aveva richiamato l’Agenzia per la mancata attuazione, “a distanza di oltre cinque anni dall’obbligo, di “un chiaro disposto normativo” che prevedeva appunto la preparazione di liste selettive di contribuenti a maggior rischio di evasione da sottoporre a controlli. “Nessun contribuente è stato selezionato attraverso lo strumento dell’Archivio dei rapporti finanziari quale soggetto a maggior rischio di evasione, né è stata ancora avviata la fase sperimentale, sicché non v’è dubbio che la norma sia stata totalmente disattesa dall’Agenzia”, scriveva la magistratura contabile, concludendo che “non è mai stato utilizzato, né pare sia imminente, un utilizzo massivo dell’ingente mole di dati presenti nell’Anagrafe“.

Ora la macchina è pronta per partire. A garanzia dei contribuenti sono stati previsti diversi paletti che riguardano in particolare la qualità dei dati utilizzati per la selezione dei contribuenti, i tempi di conservazione dei dati;ì, il diritto del contribuente a essere correttamente informato e veder garantite adeguate modalità di coinvolgimento, e la necessità di condurre controlli periodici sull’esattezza dei dati e di adottare misure volte a ridurre i rischi relativi a errate rappresentazioni della capacità contributiva. All’Agenzia delle Entrate – che avrà l’obbligo di inviare un avviso ai contribuenti sotto accertamento invitandoli a regolarizzare la propria posizione – l’Autorità che vigila sui dati personali ha chiesto anche ulteriori garanzie per la condivisione con la Guardia di Finanza delle informazioni relative ai rapporti finanziari.

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