Siamo reduci dalle feste di Pasqua dove, come sempre, i nonni e i genitori  hanno fatto a gara per regalare a figli e nipoti un uovo di Pasqua, simbolo di allegria e “suspense” da sorpresa. Ma la scelta non è facile, perché – a parte i regali dentro che sono, chissà come mai sempre deludenti, esattamente come negli anni Settanta, e cioè collanina e triste portachiavi – l’offerta sterminata non significa necessariamente qualità. Racconto quello che è successo nella mia famiglia, perché credo di rappresentare una tendenza diffusa tra le mamme di oggi, comunque preoccupate per l’alimentazione di bambini sempre più a rischio obesità e dunque determinate a chiedere a amici e parenti uova di cioccolato fondente: tutti i nonni mi hanno raccontato di aver avuto molte difficoltà a trovare uova di cioccolato non al latte. E quelli che l’hanno trovato hanno portato uova dove la sorpresa era una penna nera e sobria, da adulto. E perché? Perché, probabilmente, si crede che il cioccolato fondente sia per gli adulti.

E questo è il problema. Dici bambino, dici – purtroppo – cioccolato al latte. Questo è quanto si crede, anzi credeva, fino a poco tempo fa. Perché oggi noi mamme sappiamo, e davvero lo sanno in tantissime, che il cioccolato fondente, specie quello con un’alta percentuale di cacao, è un alimento ricco di nutrienti anche antiossidanti (anche se va consumato ovviamente moderatamente). Qualità che il cioccolato al latte, invece, non ha, per il semplice motivo che ha poco cacao e molto zucchero e latte. Ce lo dice la scienza, ce lo ripetono i nutrizionisti delle scuole più diverse, quelli filo veg come quelli orientati alla dieta proteica. Se il fondente fa bene, la logica vorrebbe che  anche ai bambini, allora, si desse cioccolato fondente, anzi a maggior ragione. Peccato però che, come dicevo, in commercio i prodotti al cioccolato per bambini siano composti di cioccolato al latte, chiamato “finissimo” forse per rassicurare chi compra, anche se non è chiaro cosa significhi esattamente.

Mi rivolgo, dunque, alle più grandi industrie dolciarie italiane e non, prima tra tutti ovviamente la Ferrero – sempre citata come azienda modello, specie per il rapporto con i suoi dipendenti – perché la stragrande maggioranza di prodotti al cioccolato al latte che vengono venduti in negozi e supermarket, a partire dal mitico ovetto, sono loro. In compagnia certo, di varie barrette al cioccolato targate Nestlé – ad esempio KitKat e Lion – oppure i Mars. Lancio loro un appello, più che come giornalista, come madre di due bambini di tre e otto anni. Perché noi mamme, ormai con i prodotti Ferrero, e in particolare Kinder, così come con Mars, Lion e prodotti simili, dobbiamo fare una battaglia quotidiana e stancante. Per evitare di fargli acquistare gli ovetti al lato della cassa, ben esposti in modo che i bambini non possano non vederli, per scongiurare che afferrino i mille snack. Perché lo facciamo? Perché cercare di alimentare bene un bambino, ce lo dicono tutti i medici e i dietologi in circolazione, significa non solo  preparare verdure ogni giorno e dare proteine animali di qualità, ma anche – soprattutto – evitare i prodotti di bassa qualità che invadono le macchinette dei distributori, i bar, i supermarket. E sono prodotti, spesso, a base di grassi, alcuni di oli, tutti di zucchero – in alte percentuali – e appunto cioccolata al latte.

Scorrendo il sito dei prodotti Ferrero – un po’ diverso per Nestlé o per le aziende che producono uova di Pasqua, come Pernigotti, Lindt, Perugina etc, dove l’offerta è più diversificata – vedo unicamente merendine e snack a base di cioccolato al latte, al di là degli altri ingredienti comunque, a mio avviso discutibili. Personalmente – e io sono una persona normale, niente fanatismi alimentari, solo una mamma che vuole dare cose sane, punto – faccio fatica a trovare un prodotto che potrei acquistare per i bambini. Restando al solo cioccolato, mi chiedo: davvero non è possibile cominciare a produrre snack a base di cioccolato fondente? Uova Kinder grandi e piccole di cioccolato fondente? Davvero le aziende che fanno snack con cioccolata al latte non potrebbero iniziare a pensare di cambiare alcuni dei propri prodotti, dando a noi mamme preoccupate un’alternativa che magari potremmo comprare? Io acquisterei volentieri prodotti di un’azienda italiana, visto che le nostre aziende, anche dolciarie, Perugina compresa, sono state tutte comprate. Ma non posso farlo. Evidentemente, penso, se Ferrero, e le altre, non lo fanno vuol dire che siamo un segmento di mercato limitato e che il marketing suggerisce altre scelte. Eppure siamo sicuramente un segmento in crescita. E al di là dell’appetibilità commerciale, non bisognerebbe cominciare a chiedersi se sia giusto immettere in commercio prodotti di largo consumo che nessun nutrizionista consiglierebbe ai propri figli?

Mi chiedo anche perché le istituzioni non facciano nulla in questo senso, magari sollecitando le aziende che fanno prodotti per bambini a produrre alimenti migliori. E perché si consenta non solo la vendita, ma anche la pubblicazione di certi prodotti, sponsorizzati come nutrienti e di qualità. Certo, il discorso è lungo. I prodotti spazzatura come patatine, merendine e snack sono venduti ovunque. Uno può anche non comprarli, si potrebbe obiettare. Ma l’educazione alimentare parte anche dall’offerta, che eviterebbe alle madri una lotta costante nel dire “no”, mentre i bambini piangono e si buttano per terra. Se l’offerta è migliore, poi, probabilmente anche madri e bambini si adatterebbero.

Racconto un piccolo esempio personale: il bar del calcetto di mio figlio vendeva solo improponibili snack pieni di grassi e zuccheri e poi patatine. Glielo ho fatto notare e la persona che è responsabile ha cominciato ad affiancare a quegli snack cose un po’ più sane, gallette di riso al cioccolato, snack di frutta secca, barrette ai cereali. Ora mi dice che finiscono subito e i genitori sono più contenti. Da ultimo va detto che il gusto dei bambini si adatta a quello che viene loro dato. Da quando mangia cioccolato fondente a casa, mio figlio a scuola scambia i cioccolatini al latte con quelli fondenti, tanto per fare un esempio di come i bambini apprezzino in fin dei conti le cose buone, specie se viene loro spiegato che fanno meglio.

Insomma, l’offerta forma anche la domanda. E per questo credo che le grandi aziende dolciarie abbiano una grande responsabilità rispetto ai prodotti che mettono in vendita. Per questo chiedo: per favore, fateci dei prodotti migliori. Magari, l’anno prossimo, un uovo totalmente fondente per bambini. Il mercato italiano è un mercato tranquillo e rassicurante, mi rendo conto. Ma le cose stanno cambiando ed è possibile che quelle class action che cominciano a farsi in altri paesi contro prodotti poco salutari – e la Ferrero ne sa qualcosa – arrivino anche in Italia. In ogni caso, fatelo per i bambini. Perché l’obesità cresce e perché la salute di un ragazzino, come quella di tutti noi, visto che ormai non c’è medico che non ce lo ricordi, dipende anche da ciò che mangia durante la sua infanzia. Non è cosa di poco conto.

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