I Robotaxi, quelli senza pilota in carne e ossa alla guida, arriveranno sulle strade degli Stati Uniti nel giro di due anni: è questa l’ultima promessa fatta da Elon Musk, patron e amministratore delegato di Tesla, più volte accusato di non mantenere la parola data agli investitori. L’annuncio arriva a poche ora dalla divulgazione degli ultimi risultati commerciali della marca (negativi, secondo le attese).

Fondamentale per centrare l’obiettivo, oltre all’aggiornamento della legislazione in materia, è un nuovo microchip per il pilota automatico, presentato da Musk in persona durante una presentazione webcast e fabbricato da Samsung Electronics, in Texas: è progettato per conferire a Tesla un vantaggio tecnologico sulla concorrenza. E ne sono già equipaggiati i suoi modelli di nuova produzione.

“Entro un anno avremo più di un milione di auto completamente autonome”, dice Musk, spiegando che “è finanziariamente folle comprare qualcosa che non sia una Tesla: sarebbe come comprare un cavallo”, visto che l’azienda di Palo Alto sarà presto l’unica a offrire l’hardware necessario per l’autonomous driving. Che, per inciso, sarebbe del quarto livello della scala Sae (Society of Automotive Engineers) – cioè, l’auto sarebbe capace di monitorare l’ambiente circostante, intervenire sullo sterzo, completare sorpassi e portare a termine da sola manovre complesse, come la svolta – e permetterebbe al guidatore di staccare le mani dal volante per tutto il viaggio, lasciando che sia l’auto a guidare fino a destinazione. Inoltre, sarà possibile montare il nuovo microchip anche sui modelli più vecchi, aggiornandoli al costo di circa 4.400 euro.

Sono molte le case automobilistiche, le grandi aziende tecnologiche e le start-up che stanno sviluppando la guida autonoma – compresi Google e Uber – ma gli esperti sostengono che ci vorranno anni prima che i sistemi siano pronti per essere pienamente operativi. Tesla sta lavorando sul proprio chip a guida autonoma dal 2016 (e, in precedenza, Musk aveva previsto che le auto driver-less avrebbero debuttato entro il 2018; altro obiettivo mancato) e il suo vantaggio rispetto alla concorrenza risiederebbe nel fatto che il chip in questione è specificamente messo a punto per le funzioni di autopilotaggio. Argomentazioni di fronte a cui gli investitori hanno risposto tiepidamente: anzi, lunedì, giorno della presentazione, a Wall Street il titolo ha perso il 3.8%.

Torniamo ai robotaxi: la flotta sarà composta dai modelli Tesla riconsegnati dalla clientela al termine dei leasing e sarà possibile prenotare le corse tramite app. In ballo ci sarebbe un business, quello del ride hailing, che fa gola a molti costruttori alle prese con marginalità risicate e con la necessità di diversificare il proprio giro d’affari: infatti, secondo Tesla, lavorando 16 ore al giorno (le rimanenti 8 sarebbero dedicate alla ricarica), ogni robotaxi potrebbe generare un profitto annuale lordo di circa 30 mila dollari, percorrendo mediamente 145 mila km l’anno.

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