Si respira una bella aria di solidarietà tutta al femminile nella commedia di Petit , ispirata al libro e documentario di Claire Lajeunie. La bravura del regista è stata quella di calarsi in questa realtà così complessa. Per oltre un anno ha conosciuto e incontrato donne senza fissa dimora in tutte le zone della Francia , ricavandone dei ritratti di grande spessore e umanità. E alcune di queste donne sono state scelte per interpretare loro stesse, accanto ad attrici professioniste, a cominciare da Audrey Lamy. Nel film si chiamano Edith (Piaf), LadyD, Brigitte (Macron), Simone (Weil), quasi a voler mettere in risalto la loro autoironia, e risultano molto convincenti negli sguardi, nell’euforia ,nella tristezza , nelle emozioni che riescono a trasmettere in questa avventura cinematografica. Una commedia sociale, dunque, che a molti ha ricordato giustamente lo stile di Ken Loach, facendo attenzione a conciliare dramma e piacere della commedia. Ottimismo e sconforto viaggiano sugli stessi binari, a volte sovrapponendosi e mantenendo sempre un equilibrio narrativo. Donne invisibili, dunque. Invisibili per una società che spesso le rifiuta o che si volta dall’altra parte. E donne invisibili anche le assistenti sociali e volontarie che con fatica, e superando le diffidenze iniziali, offrono vie di uscita e speranze anche a costo di violare le leggi e le regole. Le musiche sono firmate da Laurent Perez del Mar, raffinato compositore che tutti ricordano per la colonna sonora del film di animazione La tartaruga rossa.

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Le invisibili e Torna a casa, Jimi!, due film da vedere per sorridere e riflettere

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