Come un po’ in tutto il mondo anche in Cina negli ultimi giorni il dibattito sul web è stato monopolizzato dall’incendio di Notre-Dame. Sulla piattaforma di microblogging Weibo molti internauti hanno espresso il proprio rammarico ricordando con nostalgia i loro ultimi viaggi nella capitale francese con l’hashtag Io e Notre-Dame a Parigi, visualizzato 120 milioni di volte. In certi casi, tuttavia, la tristezza per la grave perdita ha lasciato il posto ad antichi rancori. Per alcuni utenti particolarmente nazionalisti, la sorte toccata alla cattedrale parigina ripaga equamente la Francia per il saccheggio del suntuoso Palazzo d’Estate di Pechino (Yuanming Yuan) perpetrato dalle truppe anglo-francesi nel 1860 in risposta all’esecuzione di due inviati britannici.

“Onestamente, mi dispiace che l’opera architettonica di 800 anni fa sia stata incendiata ed è una perdita per tutta l’umanità, ma mi è difficile simpatizzare per il popolo francese”, scrive un utente su Weibo suggerendo che la cattedrale è finita vittima di “un ciclo karmico” dal momento che lo Yuanming Yuan era anche “più prezioso di Notre Dame”. Il post ha totalizzato oltre 23mila like e 7500 commenti. Sullo stesso spartito l’ufficialissima agenzia di stampa Xinhua, che in un editoriale – poi rimosso – spiega come “i cinesi si sentano vicini al dolore sperimentato dal popolo francese per la perdita di un tale tesoro. Oggi, mentre il mondo intero piange il crollo del campanile di Notre Dame, per favore non dimenticate che in seguito al saccheggio del Yuanming Yuan, cento anni fa, la Cina ha sofferto in solitudine”.

Spesso il ricordo dell’umiliazione inflitta dalle potenze imperialiste nell’800 riaccende un nazionalismo piuttosto diffuso tra le nuove generazioni cinesi e che, negli ultimi anni, il governo comunista ha dimostrato di saper strumentalizzare per fini politici, sebbene non sempre con pieno controllo. Basta pensare agli atti vandalici di cui sono diventate oggetto le automobili giapponesi in seguito alla nazionalizzazione delle isole Diaoyu/Senkaku, rivendicate da Pechino. Forse è anche per questo che, correggendo il tiro, la principale emittente governativa China Central Television ha invitato il popolo della Rete a dimenticare il passato. “L’incendio non è solo una tragedia per la Francia, ma anche una perdita per l’umanità. È meschino e patetico seminare odio su cose innocenti”, si legge in un commento pubblicato sul sito CCTV.com che invita a ricordare la “vergogna” ma ad abbandonare i sentimenti ostili. Questa, d’altronde, sembrerebbe essere la linea ufficiale di Pechino, come conferma il cordoglio dimostrato dal presidente cinese Xi Jinping in un messaggio indirizzato all’omologo francese Emmanuel Macron.

A dimostrazione della solidarietà diffusa, oltre la Muraglia l’episodio di Parigi ha regalato spunti di riflessione più ampi sulla protezione dei beni culturali, di cui l’ex Celeste Impero è particolarmente ricco in qualità di secondo Paese al mondo per numero di siti Unesco dopo l’Italia. Per Xu Xiaofei, esperto di storia europea dell’Università di Chicago, il rogo di Notre-Dame non solo rievoca devastanti perdite del passato ma ci ricorda anche la vulnerabilità delle opere architettoniche asiatiche, realizzate principalmente in legno. La “spietatezza” di tali disastri, si legge in un editoriale pubblicato sullo statale The Paper, “dovrebbe spingere le altre nazioni a intervenire per proteggere meglio i loro edifici storici. Anche se siamo a migliaia di chilometri di distanza, non possiamo non sentirci vicini a Parigi”.

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