Per ora è solo uno spazio vuoto di duemila metri quadrati ma presto potrebbe diventare un hub culturale capace di dare casa alla redazione di Scomodo, il primo giornale studentesco d’Italia e in grado di ospitare un’aula studio, una biblioteca, uno studio di registrazione, una sala prove, postazioni di teatro, spazi per proiezioni, palchi per esibizioni e una sala polifunzionale. L’idea è di Scomodo ma la redazione vuole condividerla con più persone possibili al punto da dare la chiave dello spazio a chi contribuirà alla realizzazione del centro culturale. Lo spazio è in uno dei quartieri più multietnici d’Europa, l’Esquilino, ed è stato individuato all’interno del complesso Spintime Labs, l’ex sede dell’Inpdap abbandonata dal 2010 e diventato un luogo autogestito che ospita 180 famiglie.

“La nostra intenzione è quella di pensare, immaginare e costruire questo spazio insieme a chiunque vorrà partecipare inaugurando uno dei più importanti laboratori di progettazione partecipata mai realizzata a Roma. Il percorso sarà supervisionato dal prestigioso studio Alvisi – Kirimoto che vanta tra le sue numerose collaborazioni internazionali quella con Renzo Piano. Si tratta di un processo che attraverso molteplici tavoli di lavoro affiancherà il lavoro di artisti e creativi a quello di professionisti e studenti di architettura d’ogni età e provenienza”, spiega Francesco Savatteri della redazione. La concretizzazione del processo di costruzione partecipata passerà attraverso un’innovativa piattaforma di crowdfunding (www.spazioscomodo.org) che affianca la richiesta di soldi, a quella di materiali e tempo.

Dentro i 2000 metri quadrati ci sarà spazio per diverse iniziative: dall’aula studio di 120 posti aperta 24 ore a tutti gli studenti, alla biblioteca realizzata grazie alla donazione di libri da parte dei cittadini, allo studio di registrazione, alla sala prove gratuita e a partire da gennaio 2020 “Scomodo” si propone di aprire a Roma uno spazio di cooperazione internazionale per il giornalismo e l’editoria under 25 nel quale dar vita a collaborazioni con realtà affini che operano in altri paesi europei. “La volontà – spiega Savatteri – è quella di dar vita ad un polo pluridirezionale che dialogando con il territorio possa al tempo stesso proporre ed animare scambi e interazioni tra realtà Europee in diversi ambiti, contribuendo così ad arricchire la proposta culturale, sociale e didattica romana e permettendo ai giovani nostri concittadini di interfacciarsi attivamente con la realtà europea”. Per ora lo spazio non ha nemmeno un nome perché saranno le persone che contribuiranno al progetto a sceglierlo. “Noi – continua Savatteri – abbiamo l’idea, ci servono i soldi e la partecipazione della gente. È uno spazio destinato a tutti. Vogliamo che il progetto sia partecipato dalla gente, dai cittadini: chi vuole può venire ad aiutare ma anche a proporre. Siamo al punto di partenza, l’obiettivo è ambizioso ma pensiamo di farcela. Abbiamo bisogno di una mano da parte di tutti”.

Articolo Precedente

Verona, calci e pugni dal compagno di classe: a 8 anni finisce all’ospedale. La madre: “Presa di mira da tre anni”

next
Articolo Successivo

Bullismo, il disegno di legge M5s: corsi per i genitori e un numero verde per denunciare

next