Percosse, maltrattamenti fisici e psicologici, atti di violenza, molestie gratuite e minacce. La casa di cura “San Francesco Hospital” di Settingiano, in provincia di Catanzaro, era diventata un incubo per gli anziani che venivano ospitati. Due operatori socio-sanitari sono finiti agli arresti domiciliari, Giuseppe Bonifacio di 46 anni e Antonio Rotella di 53. Per tre oss (Luca Pilato, Antonino Massara e Marco Rocca), invece, è stato disposto il divieto di dimora su ordine del gip Francesca Pizii che ha emesso nei loro confronti un’ordinanza di custodia cautelare su richiesta del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, del sostituto Vincenzo Capomolla e del sostituto procuratore Stefania Paparazzo. La guardia di finanza, infine, ha notificato ulteriori 11 avvisi di garanzia agli altri indagati che, assieme agli infermieri arrestati, sono accusati di maltrattamenti, sequestro di persona e lesioni colpose. Si tratta del direttore sanitario, di 4 infermieri, di un’educatrice e di altri cinque operatori socio-sanitari.

Le indagini sono partite grazie alle denunce di alcuni familiari degli anziani ricoverati. I sospetti di presunti maltrattamenti sono diventati presto certezze. Le attività investigative delle fiamme gialle, infatti, hanno consentito alla Procura di scoprire cosa avveniva dentro la residenza sanitaria assistenziale. Le intercettazioni ambientali, le videocamere nascoste dentro la struttura e le perizie tecnico-specialistiche eseguite sui pazienti hanno confermato che gli ospiti sarebbero stati sottoposti a gravi e ripetuti maltrattamenti fisici e psicologici. Secondo gli inquirenti, “sono state riscontrate condotte di maltrattamenti e vessazioni fisiche anche nei momenti di sonno degli anziani costretti a trascorrere intere giornate in un corridoio, adibito a sala comune al piano seminterrato della struttura, seduti sulle loro carrozzine, ovvero sulle sedie, ove si addormentavano anche in posizione innaturale, con il capo reclinato sulla spalla o sul tavolo, l’uno accanto all’altro, e dove erano, comunque, costretti  a rimanere immobili e non disturbare l’operatore di turno preposto alla loro sorveglianza”. Stando alle accuse, gli indagati avrebbero agito “approfittando delle circostanze tali da ostacolare la privata difesa ed abusando delle relazioni di ospitalità correlate alla natura della struttura ed all’affidamento ad essa degli anziani da parte dei familiari”.

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