Correva l’anno 1963 quando la casa editrice Einaudi pubblicò La speculazione edilizia di Italo Calvino, un romanzo breve chiaramente incentrato sul boom del cemento a Sanremo. Oggi la villa già della famiglia Calvino è letteralmente soffocata da quel cemento. Soprattutto, seconde case. Nel 2009 le case non occupate in città erano la bellezza (si fa per dire) di 21.449: un primato per la Liguria. Si è costruito dappertutto, dal lungomare fino in cima alle colline retrostanti. Arrivando a Sanremo sembrerebbe non ci sia più posto per quello che Ferruccio Sansa e Marco Preve definirono “Il partito del cemento”. Ma ci si sbaglia.

Innanzitutto, arrivando in città attraverso l’Aurelia e provenendo da Imperia, ecco alla vostra destra un enorme sbancamento dove prima c’erano attività legate alla floricoltura. È il complesso residenziale “Vistamar”, così presuntuoso che se andate sul sito troverete la didascalia “il mare è solo un dettaglio” (!). Diecimila metri cubi di nuovo cemento per 36 alloggi (più ovviamente piscina) talmente di lusso che appunto il mare diventa un optional.

Poi, arrivate in Sanremo e notate alla vostra sinistra un enorme blocco di cemento palesemente abbandonato a se stesso sul lato ovest di Portosole, il megaporto turistico che nel 1975 ha privatizzato un’ampia porzione di costa e una tra le spiagge più belle di Sanremo. Fra le opere a terra previste dal progetto c’era appunto questo blocco di cemento destinato a hotel. Le norme del Piano Particolareggiato però prevedevano che esso (come le altre costruzioni dell’area) fosse sotto il livello dell’adiacente passeggiata a mare, per evitare l’impatto visivo verso il mare. Il blocco di cemento non lo era, il cantiere fu sequestrato in seguito a un esposto di Legambiente. Il relativo procedimento penale si concluse con un’assoluzione, perché non c’era prova che sussistesse il dolo nella violazione urbanistica.

Il blocco di cemento fu definito “ecomostro” ed è lì ancora adesso. Ma per poco. Infatti il consiglio comunale in scadenza (elezioni comunali a maggio) ha approvato un nuovo progetto che prevede che sul posto sorga un albergo di oltre 100 camere, per una superficie complessiva che passa dai vecchi 5mila a 9800 mq, un’altezza di ben tre piani fuori terra (questo grazie a una modifica varata lo scorso anno che prevede che si possa superare il precedente divieto di costruire precludendo la vista del mare dalla passeggiata) e una piantumazione di verde che invece scende dai 7mila mq del progetto originario a 2500.

Superate Portosole in direzione Ospedaletti e sempre alla vostra sinistra troverete il porto vecchio, cioè quello che era l’unico porto di Sanremo prima della realizzazione di Portosole. E qui dovrete lavorare di fantasia, fare un rendering, come si usa dire oggi. Premesso che il porto conserva una sua identità e dignità, con le sue piccole imbarcazioni in buona parte di pescatori, con piccoli locali sul fronte mare e la pista ciclistica (che corre sul sedime della vecchia ferrovia) sul retro, evidentemente per la giunta sanremese in scadenza così non va bene.

Si sente il bisogno di un restyling. O meglio, a onor del vero, questo bisogno lo sentono degli imprenditori privati che hanno fatto arrivare sulla scrivania del sindaco un progetto di “riqualificazione” (magia delle parole) a cui il comune prima manco pensava. Progetto che prevede un tunnel sotterraneo per viabilità automobilistica fronte mare, un parcheggio sotterraneo per 110 posti auto, appunto il restyling del porto con la possibilità di accoglienza di grandi yacht e altro ancora. Gli imprenditori ci guadagnerebbero un bel po’ di soldi, anche perché la concessione dell’area portuale avrebbe la durata di 65 anni. E così un altro pezzo di mare verrebbe privatizzato. Ma è la norma in Liguria.

La cordata di imprenditori costituitasi nella solita società a responsabilità limitata (Società Porto di Sanremo s.r.l.) vede al proprio interno Walter Lagorio (patron della Unogas Energia) con la “Cantieri degli Aregai”, mentre l’altro socio è la Marina di Varazze che fa capo a Paolo Vitelli del gruppo Azimut. Aregai e Varazze richiamano alla mente due altri porti turistici (in Liguria ve ne sono la bellezza di 31), come denunciato nel recente Il mare privato.

Walter Lagorio a Sanremo ha già acquistato l’edificio che ospitava il vecchio tribunale per farne una clinica di lusso per anziani e ha perfezionato recentemente l’acquisto dell’Hotel Europa, guarda caso proprio vicino al porto vecchio.

Piccolo particolare non trascurabile: il tunnel sotterraneo di 235 metri di lunghezza e il relativo parcheggio graverebbero su un’area che è classificata dal piano di bacino vigente ad alto rischio di esondazione del torrente San Francesco. In base alle norme tecniche di attuazione del piano di bacino, in “fascia A” (massimo del rischio idraulico) non sono consentite “nuove edificazioni” e “interventi di manutenzione, ampliamento o ristrutturazione di infrastrutture pubbliche connesse alle mobilità esistenti”, a eccezione di quelli che non aumentano la vulnerabilità sul patrimonio edilizio esistente. In più in quella zona esiste un patrimonio edilizio particolarmente fragile (quello del vecchio quartiere della Marina) e potrebbero emergere reperti archeologici.

La piccola escursione in Sanremo fra realtà e immaginazione termina qui. La morale, lo capite, è che “privato è sempre più bello”.

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