“Quando mi hanno spinta in macchina con forza, sono riuscita a mandare un messaggio vocale a un amico. Gli ho sussurrato: ‘Per favore aiutami, ci sono dei ragazzi, non voglio’. E lui, prima mi ha risposto che non capiva, poi che non aveva l’auto e non poteva aiutarmi. Una cosa assurda”. La 19enne americana, violentata a Catania nella notte tra il 16 e il 17 marzo, aveva provato a chiedere aiuto via Whatsapp a un amico, Salvo, ma i suoi messaggi sono stati ignorati. A scriverlo è Repubblica, che sottolinea come la ragazza abbia provato anche a chiamare il 112 ben 11 volte da mezzanotte a l’una. Tutte chiamate interrotte dai suoi violentatori. L’ultima chiamata l’ha fatta al 911, il numero americano per le emergenze. In totale, scrive il gip Simona Ragazzi, ha provato a chiedere aiuto, senza risposta, per un’ora e 45 minuti. Per l’aggressione sono stati fermati i due 20enni Roberto Mirabella e Agatino Valentino Spampinato e il 19enne Salvatore Castrogiovanni. Tutti e tre sono in carcere.

Intanto la giovane, che a Catania faceva la ragazza alla pari, è già ripartita per gli Stati Uniti, dove ha raggiunto la madre e la sorella. Lo ha confermato il suo legale, l’avvocato Mirella Viscuso, che non ha avuto modo di parlare con la sua cliente perché “aveva già un biglietto aereo” per gli Usa. La 19enne era stata già stuprata nel suo Paese d’origine, conferma Viscuso, come riportato nell’ordinanza cautelare emessa dal Gip nei confronti dei tre ragazzi. È la vittima a mettere a verbale che, sintetizza il Gip, ha “subito altre volte abusi o comunque molestie sessuali”. “Nei prossimi giorni – annuncia l’avvocato Mariella Viscuso – invierò una mail alla mia assistita per spiegarle come funziona il sistema giudiziario italiano. Dovrà ribadire la sua testimonianza o in un incidente probatorio, che cristallizza le prove, o tornare in Italia e testimoniare nel processo. Un’altra strada percorribile potrebbe essere una rogatoria internazionale. Vedremo”.

L’avvocato Monica Consoli, che difende Spampinato e Mirabella assieme al penalista Luigi Zinno, e la collega Maria Luisa Ferrari, che difende Castrogiovanni, stanno valutando il ricorso al tribunale del riesame.  “Abbiamo tempo fino a domenica – dice Consoli – dobbiamo studiare meglio il caso, ma le carte dell’inchiesta ci ‘chiedono’ di farlo. La verità negli atti è un’altra e noi siamo certi di poterlo dimostrare. Nell’ordinanza c’è solo la versione della ragazza, che presenta tante lacune e contraddizioni. Ma non possiamo dire altro per il momento”. Intanto la Procura di Catania ha richiesto e ottenuto dal Gip Simona Ragazzi un’incidente probatorio con la deposizione della 19enne statunitense che dovrebbe nei prossimi mesi tornare appositamente in Italia. Il provvedimento è stato notificato alle parti.

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