I modi per risparmiare sono tanti, la fantasia non ha limiti. Li si fa lavorare meno ore rispetto a quanto concordato, ad esempio. Oppure li si inquadra a un livello più basso rispetto alla mansione svolta, così li si paga di meno. Oltre, naturalmente, a sfruttare le deroghe concesse alle coop dal contratto “Logistica e trasporti”. L’importante è raggiungere lo scopo: tenere i soldi in cassa. Poi a far rispettare i diritti dei soci-lavoratori delle cooperative che fanno carico e scarico merci al Cargo di Malpensa ci pensano i tribunali. Quello di Busto Arsizio il 5 ottobre ha condannato la Sltm (per esteso Servizi di logistica, trasporti e montaggi) a risarcire 10 lavoratori per averli fatti lavorare per anni con un inquadramento più basso e non pagandoli quanto dovuto.

Era durata tre anni e quattro mesi. Dal maggio 2012 al settembre 2015. I dieci, italiani e stranieri, erano stati assunti con il 6° livello nel quale, scrive il giudice citando il contratto, sono inquadrati “i lavoratori che svolgono attività produttive che richiedono limitate conoscenze professionali” come i facchini che fanno “attività manuali di scarico e carico merci, recupero di contenitori ed attrezzature di imballaggio”, o gli addetti ai “comuni lavori di pulizia“. Solo che quei dieci facevano un lavoro più complicato. Così nel marzo 2017 facevano causa all’azienda e, grazie alla testimonianza di alcuni colleghi, riuscivano a dimostrare di fronte al giudice che “svolgevano mansioni di movimentazione merci anche con muletti che servivano per preparare bancali e pallet, smontare la merce e poi riposizionarla” in una mansione in cui “l’uso del muletto è indispensabile”.

Esattamente le competenze per le quali il contratto prescrive l’inquadramento al 5° livello, quello previsto per i ” lavoratori che svolgono lavori qualificati per la cui esecuzione sono richieste adeguate conoscenze professionali” ovvero che svolgono “attività di carico e scarico merci con utilizzo anche di transpallets manuali ed elettrici, conducenti di carrelli elettrici”. I dieci, quindi, avevano passato tre anni e mezzo a lavorare con un salario più basso del dovuto tanto che, oltre a ordinare alla coop di inquadrarli nel giusto livello, in due diverse sentenze il giudice ha disposto che venissero risarciti con somme che andavano dai 3.800 ai 10mila euro.

B., marocchino, a Malpensa dal 2011, è uno uno dei lavoratori che hanno vinto la causa. Oggi lavora in Ncl, la coop che ha preso il posto di Sltm dopo la sua chiusura, come addetto alla bilancia con la quale al cargo viene pesata la merce in entrata e in uscita: “In Sltm ho lavorato per tre anni con un contratto di prova – racconta a IlFattoQuotidiano.it – Poi, prima dell’ultimo rinnovo, mi hanno licenziato così mi sono rivolto al Cub. Loro hanno fatto la battaglia e nel 2015 sono passato in Ncl da iscritto al sindacato”.

Portando al giudice le buste paga, i dieci soci-lavoratori riuscivano anche a dimostrare che in quei tre anni la cooperativa li aveva fatti lavorare meno rispetto alle 168 ore mensili previste dal contratto, così il tribunale aveva condannato Servizi di logistica, trasporti e montaggi anche a risarcirli delle ore non pagate, in responsabilità solidale con il Consorzio Logi.Co, tramite il quale la società Alha Airport Spa subappalta il servizio di carico e scarico a Ncl, condannata in cinque delle dodici sentenze emesse a ottobre dal giudice del lavoro di Busto. Le coop passano, ma le cattive abitudini restano.

@marco_pasciuti

m.pasciuti@ilfattoquotidiano.it

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