Un impatto positivo di 0,7 punti sul potere di acquisto e di 0,3 punti sul pil. E’ l’effetto che avranno sull’economia francese le misure varate lo scorso dicembre dal presidente Emmanuel Macron per rispondere alle proteste dei Gilet gialli, che peraltro continuano e sabato scorso hanno messo a ferro e fuoco il centro di Parigi. La stima è della Banca centrale francese, che nelle Proiezioni macroeconomiche di marzo pubblicate venerdì scorso ricorda come dopo un “marcato rallentamento” a inizio 2018 l’attività “è migliorata un po’ nella seconda metà dell’anno con una crescita trimestrale dello 0,3% nonostante la perturbazione causata alla fine dell’anno dalle proteste dei gilet gialli”. E questa tendenza “dovrebbe continuare nei prossimi trimestri”: se la “debole domanda dei partner commerciali” peserà in negativo, l’economia “dovrebbe beneficiare del forte rimbalzo del potere di acquisto e dei consumi delle famiglie, sostenuti dal calo dei prezzi del petrolio e dalle importanti misure di bilancio (Misure d’urgenza economica e sociale, Mues) votate lo scorso dicembre”.

Le misure urgenti varate da Macron comprendono l’aumento di 100 euro al mese del salario minimo, l’azzeramento della contribuzione sociale generalizzata (CSG) per i pensionati che guadagnano meno di 2.000 euro al mese (fino ad ora erano esentati solo quanti percepivano meno di 1.200 euro), la detassazione degli straordinari in busta paga e la richiesta alle aziende “che sono in grado di farlo” di versare un bonus di fine anno ai dipendenti.

Per tutti questi motivi la crescita del pil è attesa in accelerazione verso la fine dell’anno. Lo “choc aggiuntivo sul potere di acquisto che sarà percepito dal primo trimestre dell’anno”, si legge nel rapporto, “supporterà i consumi privati nel 2019 e 2020, aggiungendo uno 0,3% alla crescita del pil”, perché “la spesa dei consumatori si adegua solo gradualmente alla crescita del potere di acquisto”, stimata in 0,7 punti percentuali, e “nel breve termine un’ampia parte dei guadagni si tradurrà in un aumento del tasso di risparmio“.

La Banque de France si attende che tra il 2019 e il 2021 il prodotto interno lordo cresca in media dell’1,4-1,5%. Il deficit in compenso, come anticipato lo scorso anno, anche per effetto della detassazione arriverà al 3% del pilIl governo ha sottolineato però che 0,9 punti di deficit sono una tantum perché derivano dal cumulo, solo per il 2019, tra il Credito di importa per la competitività e l’impiego e tagli fiscali permanenti che dall’anno dopo lo sostituiranno.

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