La Corte Europa dei Diritti dell’uomo ha pronunciato il primo contro le perquisizioni e le intercettazioni a carico dell’ex numero 2 del Sisde, Bruno Contrada. La Cedu ha infatti dichiarato ricevibile il ricorso presentato dai legali di Contrada con il quale gli avvocati contestavano i mezzi di ricerca della prova disposti dalla Procura di Reggio Calabria e dalla Procura generale di Palermo negli ultimi due anni. Condannato a 10 anni per concorso in associazione dalla Corte d’appello di Palermo (sentenza poi revocata dalla Cassazione che ha anche privando il verdetto della eseguibilità e degli effetti penali) l’ex 007, secondo il suo avvocato, sarebbe “perseguitato dalla giurisdizione“.

L’ultima perquisizione risale al giugno scorso. Gli investigatori della Dia cercavano prove utili all’indagine sull’omicidio dell’agente Nino Agostino. Secondo la Procura di Palermo, infatti, proprio nella casa dell’ex superpoliziotto  potevano essere rintracciati “documenti (appunti, fotografie, atti ufficiali, files) riguardanti i suoi rapporti con Paolilli (poliziotto in passato indagato per il depistaggio delle indagini sul delitto Agostino ndr), Agostino stesso, Aiello (ex agente dei Servizi morto un anno fa ndr), nonché prove del coinvolgimento di Agostino in attività di ricerca di latitanti ed altre attività extraistituzionali”. Contrada “non è indagato”, aveva sottolineato già all’epoca il legale dell’ex agente segreto.

Tre in tutto le perquisizioni, avvenute tra l’estate 2017 e quella del 2018, ritenute illegittime dall’avvocato di Contrada, oggi 88enne. Oltre che per l’inchiesta sull’omicidio di Agostino, le perquisizioni sono state decise anche nell’ambito dell’indagine della Dda di Reggio Calabria su un presunto patto tra ‘Ndrangheta e Cosa nostra, negli anni delle stragi del Continente, per destabilizzare lo Stato. Contestate anche le intercettazioni, disposte dalla procura palermitana per indagare sempre sull’omicidio di Agostino. Contrada venne intercettato mentre parlava col figlio al telefono riferendosi proprio ai documenti cercati durante la perquisizione.

Non è la prima volta che la Cedu si pronuncia su Contrada. Prima della Cassazione, infatti, anche la Corte di Strasburgo dichiarò illegittima la sentenza per concorso in associazione mafiosa, condannando lo Stato italiano a risarcire il poliziotto che, nel frattempo, aveva scontato la pena. Dopo la dichiarazione di ricevibilità del ricorso, ora la Corte europea dei diritti dell’uomo dovrà comunicare al Governo italiano la sua decisione. Il ricorso sarà poi assegnato a una sezione della Cedu che instaurerà il contraddittorio tra l’Italia e la difesa di Contrada e presenterà dei quesiti allo Stato italiano, difeso dall’avvocatura dello Stato.

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