Le grandi opere sono importanti per gli italiani. Aeroporti, strade, trafori, autostrade e ferrovie sono essenziali per 9 italiani su 10, soprattutto per lo sviluppo turistico del nostro Paese (Sic!). “Tra queste anche il Tunnel del Brennero, la cui realizzazione sta a cuore al 78% degli intervistati, il Terzo Valico del Giovi, ovvero la ferrovia ad alta velocità per il trasporto merci tra Genova e il Nord Italia (75%) l’autostrada della Valtrompia (quella che collega Varese e Bergamo e in particolare gli aeroporti di Malpensa e Orio al Serio) il 70%; la Pedemontana veneta (65%), la Pedemontana lombarda (64%)”.

Lo dice un sondaggio, reso noto recentemente, commissionato dalla Confturismo-Confcommercio all’Istituto di ricerche Piepoli, sondaggio però che lascia molte perplessità sui risultati che ha messo in luce. Se alla domanda vuoi o non vuoi le seguenti opere infrastrutturali non viene chiarito dove sono, come verrebbero gestite, che danni ambientali provocano, per quale trasporto vengono realizzate, quanto costano e chi le dovrebbe pagare la risposta non può che essere una per l’ignaro intervistato: “Si voglio queste infrastrutture e le voglio tutte”. Come non dire che si vuol bene alla mamma? E infatti con percentuali bulgare tutte le opere sono promosse.

A questo punto, però, vanno fatte due considerazioni. Il sondaggio di Confturismo-Confcommercio appare più come uno strumento di propaganda sugli umori degli italiani che un valido approfondimento sugli interventi a favore e per lo sviluppo del turismo del bel paese: quello che gli intervistatori hanno spacciato come autostrada della Valtrompia in realtà sono 4 km di tunnel tra Sarezzo e Concesio in una valle industriale a nord di Brescia, ben lontana da particolari richiami turistici, come per l’autostrada che dovrebbe collegare Varese con Bergamo cioè gli aeroporti di Malpensa con Orio al Serio.

Niente di meno vero. Sarebbe stato meglio chiedere agli intervistati cosa serve per lo sviluppo del turismo: tutela del paesaggio, maggiore accoglienza e professionalità delle pro loco, tutela dei centri storici, maggiore accessibilità delle belle arti (Musei, mostre e siti archeologici), città turistiche pulite, ticket dei trasporti pubblici con tariffe integrate, prezzi di alberghi e ristoranti più competitivi. Si è invece ancora una volta assecondata l’idea che lo sviluppo del turismo viene tarpato dalla carenza di collegamenti trasportistici.

Non manca una parola contro le lungaggini burocratiche che secondo Conftrasporti-Confcommercio sarebbero la causa del blocco dei cantieri. Non è venuto il sospetto che dietro i tempi lunghi delle realizzazioni delle opere ci sia un metodo ben sperimentato di causare rallentamenti per rivedere i costi dopo l’avvio dei lavori. Stazioni appaltanti “poco attente” e gare (quando si fanno) “artigianali” con capitolati cuciti su misura di uno dei competitor. Il vero punto debole italiano non sfiora nemmeno Confturismo. Forse è meglio prendere atto che quello che viene definito dalle associazioni di categoria “l’oro dell’Italia” è considerato una miniera da sfruttare e non un patrimonio da valorizzare. Infatti siamo carenti di piste ciclabili, di camping e di piazzole attrezzate per i camper, le spiagge sono spesso sporche e poco attrezzate (quelle libere in particolare), boschi e parchi semi-abbandonati, ecomostri in aree che dovrebbero essere salvaguardate. Abbiamo un enorme patrimonio artistico sottovalutato e spesso stuprato.

Insomma i veri punti di forza del nostro sviluppo turistico sono completamente dimenticati dal sondaggio come è dimenticata una politica per lo sviluppo sostenibile del turismo. Eppure il nemico dello sviluppo del turismo è individuato: la carenza di infrastrutture. Poco importa se siamo primi in Europa per numero di aeroporti e di porti, se abbiamo 20 mila km di rete ferroviaria tradizionale mal funzionante e mille km di l’alta velocità sempre più in ritardo. Abbiamo scoperto che gli italiani vogliono nuove grandi infrastrutture per il turismo, forse è anche per questo che il turismo non decolla.

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