Anche quest’anno l’anniversario del Concordato – pur essendo particolarmente importante perché è il 90esimo – rischiava di passare pressoché inosservato: un Concordato che andrebbe abrogato o quanto meno profondamente modificato, come in parte era avvenuto con la revisione Craxi-Casaroli: invano, perché lo stesso governo Craxi – ed ancor più i governi successivi – hanno di fatto annullato, con una serie di leggi pro-Vaticano, i progressi fatti con quella revisione. Per questo, mi sono fatto promotore di un “appello” – firmato fino ad oggi da 150 esponenti della cultura o militanti per i diritti civili – in cui si chiedono tre cose:

1. Abolizione dell’ora di religione;
2. Revisione degli attuali criteri per la ripartizione della quota (circa il 50%) dell’8 per mille “non destinato”, che privilegiano nettamente la Chiesa Cattolica;
3. Revisione delle norme relative all’Imu sui beni immobili della Chiesa e azione determinata per dare attuazione alla recente sentenza della Corte europea, recuperando nella misura del possibile l’Ici non pagata in passato (4-5 miliardi di euro).

“Tre provvedimenti ‘facili’ – conclude l’appello – in attesa di trovare le soluzioni giuridiche e le condizioni politiche per rimettere profondamente in discussione il Concordato, così da ridurre l’ingerenza del Vaticano nella politica italiana, volta a impedire la conquista di nuovi diritti civili”. Per aprire il discorso sulla necessità di rimettere mano al Concordato, penso sia più utile ricordare in breve alcuni dei giudizi negativi sul Concordato e sullo stato dei rapporti Stato italiano – Chiesa Cattolica espressi da personaggi illustri fin dalla firma degli storici Patti Lateranensi.

Alcide De Gasperi: “Il pericolo è nella politica concordataria. Ne verrà una compromissione della Chiesa come in Spagna con de Rivera, o peggio! Io spero che le esperienze di Pio IX col liberalismo freneranno al giusto certi entusiasmi di fronte al fascismo, in modo che il popolo distingua fra cattolicesimo e fascismo”.

Benedetto Croce: “La ragione che ci vieta di approvare questo disegno di legge non è nell’idea della Conciliazione, ma unicamente nel modo in cui è stata attuata, nelle particolari convenzioni che l’hanno accompagnata, e che formano parte del disegno di legge”.

Giovanni Gentile: “La verità è che la famosa Conciliazione, tanto vagheggiata da Cavour e da Crispi e dopo, è un’utopia; e se come notava Manzoni, ci sono utopie belle e utopie brutte, questa della conciliazione non è da mettersi tra le prime”.

Alessandro Galante Garrone: “La costrizione di studenti, ragazzi e anche bambini, i quali non seguono, i quali non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, e che vengono confinati, imprigionati direi, nelle ore in cui tale lezione viene impartita, ebbene tale costrizione in classe, a scuola, è per me una soperchieria, una violazione vera e propria del principio di libertà e laicità”.

Ernesto Rossi: “Sono contrario al Concordato perché il Vaticano è il più pericoloso centro della reazione mondiale”.

Infine, ricordo un principio molto importante affermato nell’incipit dell’articolo 7 della Costituzione, che “recepisce” il Concordato: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”. Questo – ha scritto Sergio Romano nel settembre del 2010 – “significa che nessuno dei due ha il diritto d’interferire nei meccanismi istituzionali dell’altro. Può affermare e argomentare pubblicamente i propri principi e valori, ma non può entrare nella stanza dei bottoni e scegliere il manovratore che più gli conviene”.

E lo stesso Romano, rispondendo sul Corriere della Sera a una mia lettera, era ancora più esplicito: “L’Italia – scriveva – non è soltanto un Paese cattolico; è anche un Paese ‘clericale’, dove il clero può in molti casi interloquire con le istituzioni su un piede di parità. L’Italia non è uno Stato laico; è uno Stato concordatario, dove la Chiesa di Roma è in molte circostanze una sorta di condomino”.

Il quesito che pongo è il seguente: viste le continue e pesanti interferenze del Vaticano negli affari italiani, l’articolo 7 della Costituzione non consentirebbe la denuncia unilaterale del Concordato?

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