Uno “stafalcione giuridico“. Di più: un vero e proprio “falso“. Sono le parole usate dal presidente del consiglio per definire chi utilizza la locuzione “immunità parlamentare“, riferendosi al caso di Matteo Salvini. “Parlare di immunità è uno strafalcione giuridico, definire questo voto un salva-Salvini è un falso che rischia di favorire il dibattito pubblico”,  ha detto ai cronisti Giuseppe Conte. “Bisogna avere chiaro il quesito giuridico a cui saranno chiamati a rispondere i senatori: se abbia agito per il perseguimento di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o di un interesse pubblico inerente alla funzione di governo o se abbia agito al di fuori del suo ruolo ministeriale per i suoi propri interessi personali”, ha proseguito il premier. Secondo il quale “si sta consumando un caso di disinformazione” nel raccontare l’attività della giunta del Senato sulla domanda di autorizzazione a procedere “avanzata nei confronti del ministro Salvini”. Nel frattempo il leader della Lega rilancia e definisce un’eventuale processo come “un’invasione di campo”.

In effetti l’autorizzazione a procedere del tribunale dei ministri di Catania per il leader della Lega riguarda un reato  – il sequestro di persona aggravato dei 177 migranti tenuti per cinque giorni a bordo della nave Diciotti ormeggiata nel porto della città siciliana – commesso comunque da ministro dell’Interno. Non si tratta dei normali casi di autorizzazione a procedere per i parlamentari accusati di reati comuni: e infatti, come ha raccontato il fattoquotidiano.it, per il caso di Salvini i senatori non dovranno valutare se esiste fumus persecutionis. La giunta per le Immunità e le Elezioni di Palazzo Madama dovrà stabilire se la decisione del leader della Lega di rimandare lo sbarco dei migranti a bordo della nave militare italiana fu un atto politico, per sua natura insindacabile, oppure un atto amministrativo con finalità politiche e quindi, pur avendo “agito” da ministro della Repubblica, Salvini è punibile. 

A livello politico, però, la dichiarazione di Conte ha ben altro significato. Il premier, infatti, non si era finora mai espresso in modo così netto sulla situazione del suo ministro dell’Interno. Dopo la lettera al Corriere, con cui Salvini faceva marcia indietro chiedendo al Senato di votare contro la richiesta di autorizzazione ai suoi danni, il presidente del consiglio era intervenuto sulla questione njonostante si trovasse a Malta per rivendicare ogni responsabilità sulla Diciotto:”Sulla vicenda è stata seguita la linea politica del governo, quindi mi assumo la piena responsabilità politica di quello che è stato fatto. Non sarò certo io a suggerire ai senatori cosa votare, saranno i senatori che giudicheranno la linea politica del governo”. Ieri, invece, il senatore del M5s Maria Michele Giarrusso ha annunciato l’invio di una memoria alla giunta del Senato da parte dello stesso Conte, di Luigi Di Maio e di Danilo Toninelli per spiegare come sui  fatti di Catania sia stato tutto il governo a prendere quelle decisioni.

Quella lettera al Corriere della Sera, tra l’altro, era stata anticipata da Salvini a Conte e Di Maio. Lo ha spiegato lo stesso ministro dell’Interno: “Avevo avvertito – ha detto – la presidenza del consiglio e il vicepremier Di Maio. Io ero tranquillo. Ma tutti gli amici mi hanno detto che il processo sarebbe stata un’invasione di campo senza precedenti. Il Senato dovrà dire se l’ho fatto per interesse pubblico o mio capriccio personale. È stato un atto politico che rifarei: ho agito da ministro, mica da milanista…”. Sul voto in Giunta, invece, Salvini ha approfittato delle telecamere di Porta a Porta per lanciare un messaggio al M5s: “Ognuno voti secondo coscienza: mi sorprende che con le tante cose che ci sono da fare in Sicilia si lavora su un atto politico che rifarei. Chi ha letto le carte sa cosa è successo, che è stato un atto politico. Lascio ai M5s la loro scelta, ma penso che voteranno di conseguenza, avranno le idee chiare”.

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