Nel 2017 erano stati i soldi raccolti con gli sms solidali, oggi sono quelli previsti dal fondo Por-Fesr 2014-2020, in parte dedicato alle aree del cratere sismico. La Regione Marche, con una delibera di giunta del 22 gennaio, ha di nuovo scelto di destinare una somma consistente alla realizzazione di piste ciclabili con l’obiettivo di rendere tutta la regione “a prova di bici”. In totale dieci milioni di euro (dei 249 previsti dal fondo), divisi in due: metà per costruire la ciclovia della Vallata del Tronto e metà per un’infrastruttura analoga nelle vallate del Chienti e del Potenza. Ma così come successo lo scorso anno per i 5,5 milioni di euro ricavati dai messaggi arrivati da tutta Italia al 45500 che dovevano andare all’implementazione della pista tra Sarnano e Civitanova, anche questa volta i terremotati non ci stanno. “Le priorità sono altre“, denunciano e minacciano di far ricorso agli avvocati. Nel 2017, alla fine, grazie a una petizione l’amministrazione regionale aveva abbandonato l’idea.

“Questa per noi è distorsione dei fondi pubblici”, denuncia al Ilfattoquotidiano.it Francesco Pastorella, coordinatore in 4 regioni di 114 comitati di terremotati, colpiti dal sisma del 2016. Secondo la delibera di giunta i soldi saranno attinti dall’Asse 8 del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, quello cioè dedicato, si legge sul sito della Regione, alla “Prevenzione sismica e idrogeologica, al miglioramento dell’efficienza energetica e sostegno alla ripresa socio-economica delle aree colpite dal sisma”. Ma per Pastorella una pista ciclabile “realizzata per lo più al margine del cratere”, non rientra in nessuno di questi obiettivi. “Non siamo contro le ciclabili, ma non sono una nostra esigenza – prosegue il coordinatore – 12500 persone sono ancora senza lavoro, di cui 7500 solo nelle Marche. La ricostruzione è ferma e mancano i servizi primari, come scuolabus e Guardia medica”. Altre le idee lanciate dai comitati, secondo loro “più attinenti” agli obiettivi dell’Asse 8. “Abbiamo proposto di ripristinare gli impianti sciistici, molti andati praticamente distrutti, o di acquistare scuolabus elettrici per i bambini, o per esempio, di implementare le strutture sportive che potrebbero portare lavoro”, continua Pastorella che sottolinea la “lontananza della politica dai reali problemi dei terremotati”.

L’obiettivo della “mobilità sostenibile”, si legge nelle due delibere di giunta che approvano lo stanziamento dei fondi, già presente negli interventi effettuati all’interno dell’Asse 4. “Transazione verso un’economia a bassa emissione di carbonio”, rientra nel punto 8 perché tocca alcune aree terremotate. In particolare il primo progetto riguarderà i comuni di Colli del Tronto, Castel di Lama, Maltignano, Ascoli Piceno e Acquasanta Terme, il secondo, invece, toccherà Camerino, Castel Raimondo, Cerreto d’Esi, Corridonia, Esanatoglia, Fabriano, Macerata, Matelica, Mogliano, Petriolo, Pollenza, San Severino Marche, Sarnano, Tolentino, Treia e Urbisaglia. “Le persone che vivono in queste aree non hanno bisogno di questo – insiste però Pastorella – l’80 per cento ha più di 70 anni e non penso che dalle montagne qualcuno vada al lavoro in bicicletta”.

La giunta di Luca Ceriscioli si dichiara “pronta a un confronto” ma, dice la vicepresidente Anna Casini al Fattoquotidiano.it, tornare indietro (come già fatto nel 2017), non è nei piani. “Anche i sindaci e l’Unione europea hanno condiviso le nostre scelte – spiega l’architetto – vorrei un luogo di incontro e di discussione per approfondire con i comitati il tema”. Casini, come già fatto con un post su Facebook, torna a ribadire l’importanza di non ascoltare “gli sciacalli delle fake news“. “I fondi per la ricostruzione sono altri – continua – e gestiti dal commissario, Piero Farabollini. Sono spacchettati tra opere pubbliche e private. Per le prime, come scuole e municipi, è stato stanziato un miliardo di euro e i progetti sono in corso d’opera”. Stessa cosa, specifica, per le infrastrutture stradali del cratere e per altri interventi già pianificati. Insomma, sicuramente c’è ancora tanto da fare, ma i problemi sono altri secondo la giunta. “Nelle Marche dovremmo avere 290 addetti alla ricostruzione, invece ne abbiamo solo 130”, denuncia. Ma la ciclovia “è un’infrastruttura” e come tale “rientra appieno nell’applicazione del Fondo europeo”. “Non a caso le Marche sono capofila del progetto ‘ciclovia Adriatica‘ che comprende 7 regioni”, dice ancora la Casini. “Come giunta pensiamo che sia necessario rendere le Marche una regione sostenibile, attraente per il cosiddetto ‘turismo lento’ e proiettata verso il futuro”. E a chi critica la decisione dicendo che “nessun terremotato andrebbe al lavoro fino alla costa in bicicletta”, la Casini risponde che un accordo con le ferrovie è già pronto. “Potranno, per esempio, salire con la bici sui treni. Inoltre ci saranno anche delle zone di scambio nell’entroterra dove poter utilizzare le bici elettriche”. “Con la nostra decisione – conclude la Casini – non sottraiamo nulla. L’intervento si somma a tutto ciò che abbiamo già messo in piedi e che comincia a vedersi, nonostante il tessuto societario distrutto”.

Intanto però i comitati hanno cominciato a muoversi, sia nel piccolo con una petizione, che più in grande. “Abbiamo contattato gli stretti collaboratori di Antonio Tajani per far verificare se i fondi sono stati utilizzati correttamente. Aspettiamo una risposta entro un paio di giorni”, chiosa Francesco Pastorella che sottolinea il “danno morale” arrecato ai terremotati. “Non è quella la priorità, dopo oltre due anni stiamo ancora raccogliendo i cocci”, conclude.

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