Il sindaco di un piccolo paese della Calabria è indagato per aver disobbedito alla legge. Gli stessi inquirenti affermano che il sindaco non ha agito per interessi personali. Se ha infranto la legge (sarà il tribunale a deciderlo) lo ha fatto spinto da motivi umanitari, accoglienza, solidarietà. Ha già scontato un periodo di arresti domiciliari. Gli è tuttora vietato risiedere nel proprio Comune. E soprattutto l’efficiente e splendido modello di accoglienza di Riace è stato smantellato.

“Non mi sono pentito”, dichiarò Mimmo Lucano all’indomani del suo arresto. “Non mi pento” dichiara oggi un ministro dell’Interno del quale si richiede, come per il sindaco, l’autorizzazione a procedere per aver (lo deciderà – forse – il tribunale) infranto la legge. Il sindaco andrà sicuramente a processo, se ci andrà pure il ministro lo deciderà invece il voto del Senato.

Esistono validi motivi per infrangere la legge? Se esistono, nel caso di Lucano sono quelli dei Valori dei Diritti Umani che, come tali non possono essere inficiati o negati da nessuna legge che non contraddica il proprio stesso fondamento civile. Nel caso del ministro dell’Interno i motivi sono opposti: affermare con prepotenza il primato della propaganda politica sul diritto giuridico. “Una scelta politica non sindacabile dal giudice penale”, scrive nero su bianco l’ineffabile capo della Procura di Catania Carmelo Zuccaro nella sua richiesta di archiviazione riguardo al reato di sequestro di persona per il quale si chiedeva di procedere nei confronti di Salvini. Richiesta di archiviazione respinta dal Tribunale dei ministri di Catania. Saranno quindi i magistrati, se nel caso di Salvini verrà loro consentito, ad emettere una sentenza. Spetta a loro. Ma questo non può e non deve esimerci dall’esprimere un giudizio etico, morale sulle due vicende.

Essere dalla parte della Legge non significa essere dalla parte di qualsiasi legge. Non sarò mai dalla parte di leggi inique che umilino la dignità umana. Di converso sarò sempre dalla parte di leggi che arginino la prepotenza del potere politico. In questo credo stia la fondamentale differenza tra disobbedienza civile e arrogante spregio del diritto. A prescindere da cosa e se i tribunali decideranno.

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