Un decreto d’emergenza che assomiglia più a una grande amnistia generale che invaliderebbe centinaia di processi per casi di corruzione che coinvolgono anche alti funzionari del Paese. È questa l’ultima idea del ministro della Giustizia rumeno Tudorel Toader che, tra gli altri, porterebbe all’annullamento della condanna in primo grado per abuso d’ufficio inflitta a giugno a Liviu Dragnea, presidente del Partito Socialdemocratico al governo e considerato da molti il vero premier ombra. La mossa arriva proprio all’inizio del contestato semestre di presidenza europea a guida rumena, con molti esponenti del Parlamento e della Commissione di Bruxelles che si sono già espressi in passato contro la carenza di stato di diritto e lotta alla corruzione nel Paese, anche bocciando l’ultima riforma della Giustizia. “C’è un problema di incostituzionalità – ha dichiarato il presidente della Repubblica, Klaus Iohannis (Partito Nazionale Liberale) – perché la nostra Costituzione non prevede la retroattività delle leggi”.

L’annuncio di Toader è arrivato nella giornata di lunedì, poco prima di incontrarsi con il primo ministro, Viorica Dăncilă, per discutere proprio della nuova ordinanza che potrebbe mettere la parola fine su centinaia di processi in corso e sentenze. Ora spetta al premier analizzare il testo proposto dal suo ministro, di cui ancora non si conoscono tutti i particolari, e decidere se dare o meno la sua approvazione. Ma dalle organizzazioni che lottano contro la corruzione e per l’indipendenza della magistratura già arrivano i primi messaggi di protesta: mentre i rappresentanti di giudici e pubblici ministeri hanno sollecitato un dibattito pubblico sulla questione e chiesto al governo di non approvare una misura “che potrebbe mettere in pericolo i valori sociali fondamentali” in un Paese che rispetta lo stato di diritto, i gruppi che combattono la corruzione minacciano manifestazioni in caso di approvazione.

Mentre il presidente Iohannis solleva il dubbio di costituzionalità sul decreto proposto dal ministro della Giustizia, riallacciandosi alla dichiarazione congiunta rilasciata l’11 gennaio con il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker in cui i due hanno concordato che “un’amnistia per i corrotti, come alcuni in Romania vorrebbero, sarebbe un passo indietro”, da palazzo Berlaymont il portavoce capo della Commissione, Margaritis Schinas, manda un nuovo avvertimento a Bucarest: “Seguiamo attentamente il dibattito in Romania – ha detto – È essenziale che la Romania torni sulla strada giusta nella lotta contro la corruzione e in favore dell’indipendenza della magistratura”.

Non è la prima volta che il governo di Bucarest riceve avvertimenti da Bruxelles su stato di diritto e lotta alla corruzione. A novembre, il Parlamento aveva bocciato la riforma della Giustizia e, in vista del semestre di presidenza europeo, a bacchettare l’esecutivo ci avevano pensato anche alti rappresentanti dei gruppi politici di cui fanno parte i partiti che guidano l’esecutivo rumeno. Proprio in quell’occasione, il primo vicepresidente della Commissione Ue e neocandidato alla presidenza per il Partito Socialista Europeo, Frans Timmermans, aveva criticato la condotta dell’esecutivo socialista rumeno che a Bruxelles fa parte proprio del Pse: “Sono rammaricato del fatto che la Romania non solo abbia subito una battuta d’arresto nel suo processo di riforma, ma abbia anche riaperto e fatto marcia indietro su questioni in cui erano stati conseguiti progressi negli ultimi dieci anni”, aveva dichiarato.

Parole più dure sono arrivate su Facebook da Guy Verhofstadt, capogruppo dei liberali di Alde al Parlamento Ue, che il 2 gennaio, riferendosi all’Alleanza dei Liberali e Democratici rumeni che fanno parte dell’omonimo gruppo all’europarlamento e sono in coalizione all’esecutivo con i Socialisti, aveva avvertito: “Il governo deve rispettare i propri impegni in materia di stato di diritto: le riforme del sistema giudiziario, del codice penale e anche la legge sulle Ong devono riflettere pienamente le raccomandazioni della Commissione di Venezia. I liberali rumeni hanno promesso di intraprendere questa strada, ci aspettiamo che lo facciano senza indugio. Se lo faranno, avranno il loro posto all’interno della famiglia Alde. Se non lo faranno, allora no”.

Twitter: @GianniRosini

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