“Il Rosso ha detto ‘andiamo’ e io sono andato”. Luca Da Ros ha parlato e Marco Piovella, detto il “Rosso”, è finito dentro. Il 21enne è stato tra i primi tre ultrà arrestati dopo i fatti del 26 dicembre, ed è stato anche tra i primi a raccontare ai magistrati degli scontri scoppiati a due km dallo stadio di San Siro, a Milano, prima della partita tra l’Inter e il Napoli. Un agguato, quello preparato dagli ultras nerazzurri, durante i quali  l’ultrà del Varese Daniele Belardinelli è morto investito da un’autovettura che ancora non è stata identificata.

“C’erano tre gruppi: gli Irriducibili, i Viking e i Boys – ha raccontato Da Ros dopo la seconda notte trascorsa in cella – Il nostro capo, quello che ha in mano la curva, si chiama ‘il Rosso’. E’ lui che sposta la gente, è lui che decide”, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Guido Salvini nei confronti di Piovella, considerato tra i leader della Curva Nord. “Il Rosso è il capogruppo, fa parte del direttivo della curva. Ha già subito processi di questo tipo. Ora non può entrare nello stadio per il Daspo“.

“Il Rosso ha detto andiamo e io sono andato – ha proseguito Da Ros – Siamo partiti tutti in macchina, eravamo circa 120 persone“, ricorda Da Ros. “Abbiamo lasciato le macchine e ci siamo fermati tutti contro un muro. All’inizio non avevo armi, poi hanno dato a tutti un bastone. Io ero in mezzo non sapevo cosa dovevo fare. Iniziano a passare i furgoni, quindi usciamo dall’angolo. Molti furgoni dei napoletani si sono fermati, altri no”. Tra queste anche la vettura che ha investito ‘Dede’ Belardinelli: “C’è stata una macchina grossa di colore scuro che non è riuscita a schivare le persone. La macchina veniva da dietro i napoletani. Non ho visto l’investimento. Non ho capito di chi era la macchina, ho visto solo il Suv passare prima dell’incidente. Poteva essere chiunque, anche un passante”, si legge in un altro virgolettato di Da Ros.

E’ stato lo stesso Piovella a fornire ai magistrati particolari sull’investimento di Belardinelli. “Ricordo di aver visto, sulla via Novara all’altezza di via Fratelli Zoia o qualche metro più avanti rispetto al senso di marcia, Daniele Belardinelli steso a terra, non so se perché scivolato o caduto accidentalmente – ha messo a verbale Piovella, che mercoledì comparirà davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia – Negli stessi istanti ho visto un’autovettura, a bassissima velocità o addirittura quasi ferma, passare sopra il corpo di Daniele, con le ruote anteriore e posteriore destra. Ho avuto anche la sensazione che le ruote slittassero nella circostanza. Non ricordo poi se l’autovettura si allontana immediatamente, lentamente o velocemente. In merito all’autovettura ricordo che era una macchina scura, di dimensioni che mi sono parse normali, ma su questi dettagli non ho certezze perché la mia attenzione era su Daniele”.

Un altro indagato, Flavio Biraghi, giovane ultrà dei Viking che ha reso spontanee dichiarazioni ed è stato denunciato in stato di libertà, ha riferito “di aver assistito all’investimento di un tifoso interista ad opera di una autovettura tipo Suv nero che procedeva ad alta velocità in Via Novara”. La scena dell’investimento non è stata ripresa dalle telecamere della zona, che non inquadravano proprio il punto dell’impatto. Gli investigatori stanno lavorando sulle immagini di auto che immediatamente dopo si allontanano dal punto in questione.

Biraghi ha raccontato che a dare il via all’agguato è stato lo scoppio di un petardo. “Era stato convenuto – ha detto il “giovanissimo ultrà dei Viking” denunciato in stato di libertà, nelle dichiarazioni spontanee riportate nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Piovella – che al momento dell’esplosione di un petardo tutti avrebbero dovuto muoversi verso via Novara per ‘fermare la carovana di veicoli di tifosi napoletani e quindi scontrarsi con questi ultimi'”. (ANSA).

“Biraghi – si legge ancora – ha dichiarato di essersi recato al baretto vicino allo stadio e di aver poi raggiunto via Fratelli Zoia dove si era unito a un centinaio di ultrà tra cui 30 francesi del Nizza e circa 10 provenienti da Varese (…)”. Dopo gli scontri quando “era stato dato l’ordine di allontanarsi” aveva quindi “nuovamente raggiunto il baretto e poi era entrato allo stadio”.

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