Fine anno, tempo di tirare le somme. Così, tra un panettone e un pandoro, non può mancare l’inventario musicale di questo 2018, per capire com’è andato l’anno e quali sono i dischi che meritano di essere ricordati, riascoltati o scoperti. Diciamo subito che è stato un anno positivo. Quella che segue è una carrellata delle uscite che reputo più meritorie, che per maggiore comodità ho ordinato per categoria. O qualcosa del genere.

L’usato sicuro Partiamo con quello che si potrebbe chiamare l’usato sicuro, cioè la generazione di mezzo di comprovata affidabilità artistica. Qui possiamo citare i Baustelle con L’amore e la violenza vol. 2, Musica per bambini di Rancore, Riccardo Sinigallia con Ciao cuore, Patrizia Laquidara con C’è qualcosa che ti riguarda, Alessio Bonomo con La musica non esiste, Giorgio Canali con Undici canzoni di merda con la pioggia dentro e i Calibro 35 con Decade.

Storia della canzone d’autore – E passiamo ai nomi letteralmente storici. Perdonate il sottotitolo più adatto a un corso universitario, ma alcuni di loro “sono” la canzone d’autore italiana e il 2018 ha rappresentato per alcuni di essi la conferma di un periodo positivo, che durava da un po’ di tempo; per altri un piacevolissimo ritorno. Sto parlando per esempio di Mimmo Locasciulli con l’album Cenere, di Roberto Vecchioni con L’infinito, di Marco Ongaro con Il fantasma baciatore e Renzo Zenobi con Volando.

Bimbi belli (o meno giovani) – Qui invece il titolo della sezione si riferisce al fatto che questi artisti magari non diranno molto ai più, semplicemente perché è difficile trovarli in tv (nemmeno tutti, in realtà) e dunque per l’utente medio non esistono, quindi potrebbero sembrare degli emergenti (che brutta e abusata parola!). Vivono, invece, e vegetano da alcuni anni nel cuore pulsante della canzone italiana di qualità. Mi riferisco, anche qui in ordine del tutto casuale, a Francesca Incudine e all’album Tarakè, ai Secondamarea con Slow, a Giuseppe Anastasi con Canzoni ravvicinate del vecchio tipo, a Zibba con Le cose, a Mirkoeilcane con Secondo me, a Chiara Dello Iacovo Epìgrafe, a La rappresentante di lista con Go Go Diva (su queste pagine a breve la recensione), a Carlo Mercadante con In testa alle classifiche, a Maria Antonietta con Deluderti, a Gabriella Martinelli con La pancia è un cervello col buco.

Dischi live, omaggi, commiati ed epitaffi – Il sottotitolo parla da sé. Ne cito quattro, uno per ogni termine, e sarò un po’ più discorsivo che nelle altre sezioni.
1. Paolo Conte con Live in Caracalla. 50 years of Azzurro va messo perché l’album propone un concerto davvero maestoso, e poi perché lui è Paolo Conte.
2. Poi va citato Ron con l’album Lucio!, omaggio a Lucio Dalla. A partire dalla delicatissima Almeno pensami, canzone cantata a Sanremo, è un omaggio sentito e riuscitissimo.
3. Il commiato è rappresentato da Elio e le storie tese e Arrivedorci. Ma sarà davvero finita?
4. Infine, Vasco Brondi con Tra la via Emilia e la via Lattea. È l’ultima pubblicazione de Le luci della centrale elettrica con questo nome. Ora: io credo che nella canzone d’autore italiana ci sia un pre-Luci e un post-Luci, dunque questo disco rappresenta la chiusura di un’avventura estremamente significativa.

La chicca – Chiudo con una vera e propria chicca da non lasciarsi scappare. Federico Sirianni è uno dei migliori cantautori che abbiamo in Italia. Ha recentemente messo a disposizione degli estimatori tutta la sua discografia (a parte l’ultimo disco, Il santo), booklet originali e inediti, raccolti in un elegante pacchettino natalizio con una penna usb. Regalatevelo.

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