di Marco Marangio

Lo premetto: amo il cinema, quello italiano in particolare e ho amato il Nanni Moretti regista da Ecce bombo in poi. Ammetto con altrettanta franchezza, che ho ascoltato l’intervento del regista a Che tempo che fa di domenica 2 dicembre con estremo interesse. Ero fin troppo curioso, non solo di conoscere i dettagli del suo ultimo lavoro, ma soprattutto di conoscere il suo parere sull’attuale situazione del Partito democratico. Immaginavo che, coerentemente con la sua intellettualità che lo ha sempre contraddistinto, avrebbe sferzato qualche gancio destro a un partito ormai in completo disfacimento. Invece nulla. Non solo ha ammesso che continua a essere un fedele elettore del Pd (e per essere fedeli durante e dopo la reggenza renziana, ci vuol tanto coraggio), ma che l’unico recente errore del partito è stato la mancata approvazione dello Ius soli. Nulla di più. Peccato, perché da Nanni Moretti si potrebbe pretendere di più.

Caro Nanni, si può e si deve chiedere conto al Pd per tanti errori (e orrori) compiuti di recente. Vado a braccio: il Pd degli ultimi anni dovrebbe chiedere scusa per la Buona scuola, per il Jobs act, per essersi inimicato un simbolo della sinistra storica come l’Anpi, per aver tradito gli operai e gli insegnanti, per aver siglato il patto del Nazareno, per aver chiuso l’Unità, per aver condotto una battaglia politica fallimentare dal 4 dicembre 2016 al 4 marzo 2018, per aver così perso per strada centinaia e centinaia di elettori.

Di questo dovrebbe scusarsi il Partito Democratico, caro Nanni. Lo Ius soli, in confronto, è poca roba. Per quanto sarebbe stata una giusta conquista civile. Di Nanni Moretti mi innamorai, a suo tempo, di Caro diario e la sua vespa, di Palombella rossa nel quale ci ricordava che “le parole sono importanti”, di Aprile e del proverbiale “D’Alema, di’ qualcosa di sinistra.” Credo che il cinema italiano abbia comunque bisogno del Nanni Moretti regista, motivo per cui, nonostante tutto, non possiamo ignorare il suo ultimo lavoro Santiago, Italia. Al contempo, l’Italia avrebbe gran bisogno di un nuovo “ceto” di intellettuali, veri e onesti, che conducano il popolo verso un nuovo orizzonte culturale. Per questo vorrei che Nanni Moretti salga nuovamente su un palco e ripeta, nuovamente, quella frase che scosse i vertici della sinistra di un tempo: “Con questa classe dirigente non vinceremo mai!”. Invece, dovremmo probabilmente accettare il fatto che, se il Nanni Moretti di allora incontrasse il Moretti di oggi, rivolgerebbe a se stesso il monito: “Nanni, di’ qualcosa di sinistra!”

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