Svolta nel caso RiMaflow. Dopo mesi di resistenza, UCL-Unicredit Leasing riconosce i lavoratori della cooperativa come controparte legale e firma un protocollo d’intesa in Prefettura a Milano, rinviando di fatto lo sgombero dell’immobile previsto proprio per mercoledì mattina. La coop si è impegnata a collaborare con il gruppo di piazza Gae Aulenti per trasferire le attività in una nuova sede entro il 30 aprile.

Si conclude così il contenzioso fra le parti, che aveva coinvolto la RiMaflow, cooperativa nata dalle ceneri dell’ex Maflow di Trezzano sul Naviglio, occupata dagli ex dipendenti e trasformata in un laboratorio industriale. Un luogo in cui artigiani e operai (circa 120 ad oggi) avevano dato vita ad un esperimento sociale in piena regola: co-working, mensa, laboratori artigiani e altre attività che, insieme, potevano valorizzare i 30 mila metri quadri dell’ex Maflow e ridare speranza a molti lavoratori. Persino papa Bergoglio si era interessato alle iniziative intraprese, sostenute anche da Caritas e Libera.

Nella trattativa odierna, UCL ha provato a offrire in vendita gli immobili di via Boccaccio 1, ma il prezzo è stato giudicato fuori mercato dai soggetti finanziatori della cooperativa, indirizzando di fatto le risorse economiche alla ricerca di “una struttura più consona e che non necessiti di una bonifica ambientale”, come ci ha confermato Gigi Malabarba (RiMaflow). “Non vogliamo dare una lira a Unicredit, si arrangino”.

Durante il presidio, poi trasformatosi in un corteo per le vie di Trezzano, erano presenti centinaia di lavoratori, soci della cooperativa, sostenitori esterni e rappresentanti dei sindacati lombardi.

Anche Moni Ovadia, che ha sostenuto la causa RiMaflow con un suo spettacolo, era presente al presidio: “Quando si parla di Repubblica democratica fondata sul lavoro non si dice una cosa a caso. Oggi tutti sarebbero dovuti essere qui a difendere la Costituzione, anche il Presidente della Repubblica. Si tratta di diritto alla dignità. Da qui dovremmo ripartire.”

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