L’approvazione del decreto legge per Genova e, con esso, delle norme per la ricostruzione delle aree di Ischia colpite dal sisma del 21 agosto 2017 non ha certo fatto svanire le perplessità sulla sanatoria che ci si appresta a mettere in atto nell’isola. Il decreto prevede la nomina di un commissario, lo stanziamento di 60 milioni di euro e sancisce l’obbligo di esaminare entro sei mesi le pratiche di condono inevase poiché, in assenza di sanatoria, non potrebbero essere erogati contributi per la ricostruzione. Se il condono verrà negato, il proprietario non riceverà i fondi. Legambiente ha parlato di 28mila pratiche di richieste di condono ufficiali nell’Isola, ma le case abusive danneggiate dal sisma nei tre comuni ischitani interessati dal decreto legge sono, secondo il sindaco di Lacco Ameno, 1600, massimo 2mila.

L’Aula del Senato ha cancellato l’emendamento di Forza Italia, approvato a sorpresa in Commissione, che eliminava l’applicazione della normativa del 1985 (prevista dall’articolo 25) anche ai condoni del 1994 e del 2003, riducendo di molto la portata della sanatoria. Senza quella modifica, l’articolo in questione resta così com’era, con la norma contestata soprattutto dai dissidenti M5S: per gli immobili danneggiati dal terremoto nei tre comuni di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio le amministrazioni dovranno rispondere alle richieste di sanatoria applicando le regole del 1985 (quelle del condono Craxi) ritenuta molto più permissiva rispetto a quelle del 1994 e del 2003 (dei Governi Berlusconi).

IL NODO DEL CONDONO CRAXI – Le preoccupazioni sull’articolo 25 non sono condivise da tutti. C’è, infatti, chi sostiene che le opere abusive in aree vincolate non potrebbero comunque essere sanate dal Comune, senza l’approvazione da parte di specifiche autorità preposte al vincolo. Ilfattoquotidiano.it ha chiesto ad Anna Savarese, architetto territorialista e segretaria di Legambiente Campania quali siano i rischi e perché la legge 47 del 1985 è considerata più permissiva. “Perché l’articolo 33 della norma contraddice in parte ciò che dispone l’articolo 32” risponde. E allora carta canta: “Fatte salve le fattispecie previste dall’articolo 33 – recita l’articolo 32 – il rilascio del titolo abilitativo edilizio in sanatoria per opere eseguite su immobili sottoposti a vincolo, è subordinato al parere favorevole delle amministrazioni preposte alla tutela del vincolo stesso”. Quali sono le fattispecie “fatte salve”? L’articolo 33 dispone che le opere abusive non sono suscettibili di sanatoria quando siano in contrasto con i determinati vincoli, “ma solo qualora questi comportino inedificabilità e siano stati imposti prima della esecuzione delle opere stesse”.

Ecco l’inghippo: in pratica la data di approvazione del vincolo deve essere precedente alla costruzione dell’edificio. La stessa legge parla di “vincoli imposti da leggi statali e regionali nonché dagli strumenti urbanistici a tutela di interessi storici, artistici, architettonici, archeologici, paesistici, ambientali, idrogeologici”, “vincoli imposti da norme statali e regionali a difesa delle coste marine, lacuali e fluviali”, “vincoli imposti a tutela di interessi della difesa militare e della sicurezza interna” e “ogni altro vincolo che comporti la inedificabilità delle aree”. “Il problema non è di poco conto – spiega Anna Savarese – visto che la legge 47 del 1985 è precedente a molte normative di tutela del territorio, del paesaggio, di contrasto del rischio sismico, vulcanico e idrogeologico”. Leggi approvate successivamente hanno dovuto necessariamente tenere conto di questi nuovi limiti. Prova ne è che, al contrario di quanto è accaduto nel 2003, la legge del 1985 permetteva di condonare anche in luoghi vincolati per motivi paesaggistici o di sicurezza e in aree demaniali o protette. Un’altra era, è il caso di ricordarlo: basti pensare che il ministero dell’Ambiente, così come lo conosciamo noi, è stato istituito solo nel 1986, prima c’era il Dipartimento per l’ecologia.

LA SITUAZIONE ATTUALE – Per quanto riguarda il rischio sismico, ad esempio, solo di recente Ischia è stata equiparata alla zona del Vesuvio e ai Campi Flegrei. “Per stabilire quali sono le case costruite in spregio dei vincoli sismici – spiega Savarese – bisogna attendere la ‘microzonazione’. Con l’approvazione del decreto il commissario ora avrà poteri e risorse per iniziare a conferire gli incarichi ai tecnici”. I tempi, però, non sono brevi. Ci vorrà almeno un anno per avviare i lavori. “Senza la microzonazione, il rischio è che vengano sanate anche situazioni non sanabili” sottolinea l’architetto, secondo cui però oggi è difficile che i tecnici si prendano la responsabilità di firmare documenti che portano al condono di strutture palesemente abusive e che non rispettano certi vincoli. “Credo che l’articolo 25 sia una presa in giro per i cittadini ai quali si vuole far credere di agevolare i condoni – spiega Savarese – pur sapendo quanto oggi sia difficile che i tecnici rischino penalmente e prendano in mano un cerino che nessuno vuole”. Secondo l’architetto “si preferisce illudere i cittadini, lasciando a loro la responsabilità delle autocertificazioni, in cambio di ulteriori pagamenti per rimpinguare le casse comunali”.

I NUMERI DELLA SANATORIA – Legambiente ha parlato di 28mila pratiche di richieste di condono ufficiali nell’Isola di Ischia (su 60mila abitanti), 6mila nei soli comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno, che contano circa 13mila abitanti, in pratica una su due abitanti. Ma quali sono gli immobili interessati dalla sanatoria? Legambiente fa una distinzione importante: “La sanatoria – spiega Savarese – si estende a tutte le domande pendenti presentate nel 1985, nel 1994 e anche nel 2003 (anche se quell’anno il governatore Antonio Bassolino decise di non fare applicare il condono in Campania, ndr), ma il tema dei contributi riguarda solo quelle relativi a immobili danneggiati dal terremoto”. E quindi che si trovano nei tre comuni di Lacco Ameno, Casamicciola e Forio. Alla Commissione Ambiente della Camera Carlo Schilardi, commissario per la ricostruzione post-sisma ha parlato di 502 immobili dichiarati agibili, 640 totalmente inagibili, 340 dichiarati temporaneamente e/o parzialmente inagibili, 80 inagibili per solo rischio esterno.

E se il senatore ischitano di Forza Italia Domenico De Siano aveva parlato in aula di 530 pratiche tra Casamicciola e Lacco Ameno, più poche altre a Forio, secondo il sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale saranno 1600, massimo duemila le case abusive danneggiate dal sisma nei tre comuni ischitani, interessati dal decreto legge Genova. Un calcolo che tiene conto del fatto che centinaia di proprietari di abitazioni abusive danneggiate dal sisma finora non avevano avviato la richiesta di contributi ritenendo di non poter accedere ai fondi a causa della mancata sanatoria. Ora, però, potrebbero farsi avanti. Tra le case danneggiate, il contributo andrà a quelle regolari e a quelle sanate dal condono edilizio. Non lo avranno, invece, quelle che non sono sanabili. Ovviamente bisogna intendersi sulle modalità che si adotteranno per arrivare a questa sanatoria e, quindi, sulle leggi che la disciplineranno. Perché se le maglie saranno troppo larghe, il rischio è che pur non trattandosi di un ennesimo condono sulla carta, rischia di esserlo nei fatti. “Ischia è un territorio a rischio vulcanico, sismico e idrogeologico – spiega Anna Savarese – ed è per questo che senza le regole del 1985 probabilmente non si sarebbe potuto condonare nulla”.

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