Abdel Salem Napulsi, arrestato nel marzo scorso a Roma e ritenuto collegato alla rete di fiancheggiatori dell’attentatore di Berlino Anis Amri, è stato condannato a 4 anni di carcere. Si tratta della prima condanna a Roma per un jihadista accusato di autoaddestramento con finalità di terrorismo. Il gup Alessandra Boffi ha recepito le richieste del pm Sergio Colaiocco e il processo si è svolto con rito abbreviato. Il giudice ha inoltre disposto l’espulsione dall’Italia del cittadino palestinese di 38 anni al termine della pena. Napulsi, che si trovava già in carcere per reati di droga, venne raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare insieme ad altre quattro persone (fermate tra Napoli e Caserta) nel corso di una operazione svolta dalla Digos di Roma e Latina.

Secondo il capo di imputazione, il palestinese, dopo essersi radicalizzato, ha cercato in rete “istruzioni sull’uso di armi da fuoco, tra cui anche un lancia razzi” e nel deep web “la possibilità di acquistare mezzi di trasporto pesanti come camion o pick up idonei a montare armi da guerra, nonché a scaricare e visionare modalità di acquisto di armi finalizzati ad arrecare – è detto nel capo d’accusa – grave danno al Paese”. Tutto il materiale venne trovato nel tablet sequestrato nell’abitazione che l’uomo condivideva con altri stranieri in zona Marconi a Roma. Gli altri arrestati, accusati di falso per avere contraffatto alcuni documenti, sono attualmente sotto indagine a Napoli.

Il 19 dicembre 2016 Anis Amri è piombato con un tir lanciato ad alta velocità in un mercatino di Natale della capitale tedesca. Ha ucciso 12 persone. Tre giorni dopo è riuscito ad arrivare in Italia, eludendo i controlli per uscire dalla Germania e passando da Olanda, Belgio e Francia a bordo di treni e pullman. Arrivato in treno a Milano da Torino, è stato ucciso da due poliziotti a Sesto San Giovanni, intorno alle 3 del 23 dicembre.

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