L’intelligenza artificiale potrebbe aiutare i controlli alle frontiere esterne dell’Unione Europea. Un progetto finanziato dall’UE sta mettendo a punto un’intelligenza artificiale per capire se i viaggiatori mentono durante le dichiarazioni di prassi che si fanno in dogana. Una specie di macchina della verità, insomma, che smaschera i bugiardi analizzando le micro-espressioni sul loro volto.

Per ora il computer partecipa a un test della durata di sei mesi ai confini di Ungheria, Grecia e Lettonia. Per preparare il terreno a questa fase, i ricercatori hanno dedicato molto tempo a osservare che cosa accade alle frontiere, e a farsi descrivere dalla Polizia di Frontiera quali problemi riscontrano e quali sono le bugie più diffuse.

Foto: Depositphotos

 

Il risultato è la tecnologia frutto del progetto iBorderControl AI, che coinvolge un sistema di intelligenza artificiale e una webcam. Sono previste due fasi. Prima dell’arrivo alla frontiera, i viaggiatori devono usare un’applicazione online per caricare la foto del passaporto, il visto e altri documenti. Il sistema guidato dall’intelligenza artificiale li informerà dei loro diritti, delle procedure da seguire e fornirà avvisi per scoraggiare attività illegali. In più li osserverà con una webcam mentre rispondono alle domande di un agente di Polizia di Frontiera simulato dal computer, alla ricerca di segni indicativi di menzogne. Aspetto e lingua di questo “avatar” digitale (ossia della rappresentazione grafica virtuale dell’agente) sono adeguati di volta in volta in funzione di genere, etnia e lingua del viaggiatore.

La seconda fase si svolge fisicamente al confine, dove agiscono gli agenti in carne e ossa. Tramite un dispositivo portatile, verificheranno le informazioni rilasciate nella prima fase, confronteranno le immagini del volto con le foto dei passaporti e con quelle scattate ai valichi di confine precedenti. L’agente quindi confermerà o correggerà il profilo di “basso rischio” o di “alto rischio” emesso dal computer. Per i passeggeri “ad alto rischio” saranno portati avanti controlli più approfonditi.

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Sarà pertanto la Polizia di Frontiera a prendere le decisioni definitive, non il computer. L’obiettivo della Commissione Europea, infatti, non è quello di affidare la sicurezza dei propri confini alle macchine, sollevando gli agenti da questa incombenza. Piuttosto, l’esperimento è atto a valutare l’utilità e l’efficacia di uno strumento aggiuntivo, che in talune circostanze potrebbe accelerare e agevolare il lavoro delle persone fisiche. Un po’ come l’intelligenza artificiale che sta aiutando la Polizia spagnola a individuare le menzogne nelle denunce di furto. Con l’aggiunta che alle frontiere è richiesta rapidità nei controlli per evitare il formarsi di lunghe code. Però i controlli stessi devono essere tali da tutelare i cittadini comunitari da gravi pericoli quali le minacce terroristiche.

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