C’è chi ricorda ancora le sue dichiarazioni esplosive sullo sciopero alla Leopolda 2014, quando Davide Serra – finanziere amico di Renzi e storico sponsor delle sue campagne elettorali – rivendicò la necessità di limitarlo, convinto che creasse più disoccupati. Parole che costrinsero l’ala renziana del Pd a immediate rettifiche, dopo uno scontro con la Cgil nel mezzo della riforma (contestata) del Jobs Act. Ora, anni dopo quelle polemiche, Serra ha fatto ritorno sul palco della Leopolda, alla sua nona edizione. Chiamato dall’amico ed ex premier per spiegare ai militanti i rischi sui mercati legati all’avvento del governo Conte pentaleghista.

Dopo più di vent’anni di residenza londinese, Serra aveva deciso di trasferire in Italia il suo domicilio, usufruendo dei vantaggi fiscali garantiti ai super ricchi che si trasferiscono in Italia, come aveva raccontato il Sole 24 Ore. In pratica, un’imposta sostitutiva forfettaria da 100mila euro all’anno sui redditi prodotti all’estero, introdotta dal governo del Pd con la legge di Bilancio 2017. Dalla Leopolda 9, Renzi ha invece esaltato l’amico, compresa la scelta di tornare nel nostro Paese: “Lui è stato considerato il demonio. Sono fiero di avere amici come Serra, ha scommesso sul suo cervello e ce l’ha fatta. Ora è tornato in Italia, credo possa dare il suo contributo”, ha aggiunto Renzi.
Per poi attaccare il governo: “Di Maio ha abolito i vitalizi, tranne il suo. Per i vitalizi si pensa di ricavare trenta milioni l’anno. Ma a settembre 2018 lo stato ha già pagato 700 milioni di euro a causa della diminuzione della fiducia dei mercati sull’Italia, che ha portato alla crescita dello spread”. E ancora: “Settecento milioni di euro buttati per le dirette Facebook di Salvini e Di Maio”, ha aggiunto l’ex premier.

Da Serra, invece, una ‘lezione’ di finanza alla platea dei militanti renziani: “Cos’è la finanza? Non è un concetto astratto, ma la sommatoria dei risparmi di tutte le persone sul pianeta. Chi gestisce il risparmio deve portare delle opportunità, dire se un investimento è conveniente o no. Quando la Germania vuole fare un ponte prende in prestito 100, dopo cinque anni deve ridare 105. L’Italia quando chiede un prestito deve ridare 110-115. In quattro mesi questo 115 è diventato 120. Sembra poco, ma si sta parlando di 45 miliardi in più. Ogni anno se paghiamo il 2% in più c’è una tassa occulta”, ha attaccato.

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