Era ancora agosto quando la candidata dei Verdi Katharina Schulze si presentò a una delle prime apparizioni pubbliche: dentro una birreria di Dachau si accatastarono più di 1800 persone per ascoltarla. Visto a due mesi di distanza, fu un preavviso del terremoto politico che le elezioni in Baviera si apprestano a scatenare su Monaco, sulla Germania e sull’intera Ue, Italia compresa. Domenica 14 ottobre alle urne votano 9 milioni di tedeschi, abitanti della regione più ricca della locomotiva d’Europa: un’area che da sola rappresenta il 18,3 per cento del prodotto interno lordo tedesco. E come mai in passato l’attenzione è tutta rivolta ai voti dei bavaresi: dall’esito delle elezioni dipenderà innanzitutto il futuro di Angela Merkel e del governo di Berlino, di conseguenza i possibili nuovi equilibri europei. Ma le urne saranno anche un primo verdetto sull’umore degli abitanti del Vecchio Continenti nei confronti di Bruxelles a otto mesi dalle Europee.

Al centro della crisi politica c’è questa volta la Csu, il partito bavarese fratello della Cdu della Merkel. I cristianosociali governano in Baviera ininterrottamente e con la maggioranza assoluta dal 1958 (non sono mai scesi sotto il 43% dei consensi), con una sola eccezione nel 2008 quando governarono con la Fdp. Gli ultimi sondaggi danno la Csu addirittura sotto il 35%, con una perdita di più di 17 punti percentuali rispetto al risultato di cinque anni fa. La rincorsa all’ultradestra dell’Alternative für Deutschland capitanata dal presidente del partito e ministro dell’Interno, Horst Seehofer, sembra essere stata un fallimento. Ma la propaganda anti-immigranti ed euroscettica dell’Afd, che ha rubato voti alla Csu, potrebbe fermarsi poco sopra il 10. Mentre chi guadagna consensi dal crollo dei partiti tradizionali sono i Verdi che gli ultimi sondaggi danno in ascesa verso quota 20 per cento. La figura della 33enne Schulze, una linea pro immigrazionepro Europa ma contro l’austerity sembrano in grado di togliere voti sia alla Csu sia ai socialdemocratici che rischiano così di sprofondare.

Le poltrone di Seehofer traballano – Se finora nessuno aveva mai guardato con tanto interesse alla Baviera è proprio perché l’egemonia della Csu non era mai stata messa in discussione. Ma anche quello che si definisce il partito popolare “più di successo” in Europa paga la crisi delle formazioni tradizionali che ha investito tutto il Vecchio Continente. Quando nelle elezioni federali del settembre 2017 era suonato il primo campanello d’allarme, Seehofer aveva scelto di tenere la guida del partito e varato la nuova linea dura contro i migranti. Uno spostamento a destra che ha portato agli scontri sull’immigrazione con la Merkel che hanno caratterizzato tutto il primo anno di legislatura, tanto da rendere credibile una possibile rottura dell’Unione. Ma se alle urne la Csu dovesse “vincere male”, rimanendo sotto quota 40 per cento, l’attuale governatore della Baviera Markus Söder sarebbe il primo a chiedere la testa di Seehofer, dopo averlo apertamente accusato di aver influenzato negativamente la campagna elettorale litigando con la cancelliera. Se dovesse saltare la poltrona da presidente della Csu, a rischio sarebbe anche quella da ministro dell’Interno.

L’era di Angela Merkel a un bivio – Da Berlino la Merkel guarda ai risultati di Monaco con preoccupazione, ma conscia che un tonfo dei fratelli bavaresi potrebbe anche giovare agli equilibri della maggioranza. Se dovesse saltare Seehofer, la cancelliera avrebbe la possibilità di ricominciare daccapo con un nuovo interlocutore, uscite più debole dalle urne. La posizione di facciata è ovviamente diversa: “Naturalmente voglio un buon risultato per la Csu”, ha detto Merkel ai giornalisti. In parte non è una bugia: il calo di consensi dei cristianosociali non farebbe altro che confermare un trend che coinvolge tutta l’Unione, tanto che gli ultimi sondaggi nazionali danno Cdu e Csu insieme tra il 27 e il 26 per cento. Con la cancelliera che non era mai stata alle prese con una base di potere così fragile e sarà costretta a scegliere: cercare di rinforzare la sua maggioranza o guidare la transizione verso nuovi equilibri politici.

La debolezza della Grosse Koalition Ad aggravare la situazione del governo c’è lo stato della Spd che non è ancora riuscita a fermare l’emorragia di elettori. In Baviera i sondaggi fermano i socialdemocratici al 12 per cento, poco sopra Die Linke e la civica dei Freie Wähler. Se le urne dovessero confermare questo risultato, significa che neanche Csu e Spd insieme sarebbero in grado di formare una maggioranza nel parlamento di Monaco. Una delegittimazione della Grosse Koalition che avrebbe delle conseguenze anche a Berlino. Soprattutto nella Willy-Brandt-Haus, la sede dei socialdemocratici, dove crescono i malumori di chi ancora non ha digerito la scelta di appoggiare la Merkel nel suo quarto mandato da cancelliera.

Cambiano gli equilibri europei? – Con il governo di Berlino così fragile, a rischio sono anche gli equilibri a Bruxelles, finora guidati dall’asse con Parigi. Già l’esperienza dell’autunno scorso, quando la Merkel era alle prese con la faticosa formazione di una nuova maggioranza, aveva messo a nudo l’impasse dei palazzi Ue. Adesso che anche Emmanuel Macron deve gestire le difficoltà interne, i due leader potrebbe non avere più la forza necessaria per guidare la politica europea. Per questo le elezioni in Baviera potrebbero cominciare, otto mesi prima delle Europee, a ridisegnare lo schema del potere a Bruxelles: una situazione in cui anche l’Italia potrebbe fare la sua parte.

Il consenso dei populisti in vista delle Europee – L’Ue guarda alla Baviera proprio per avere anche un primo responso dei sentimenti dei cittadini verso Bruxelles. Le elezioni europee del maggio 2019 sono attese come una prima affermazione di tutti i populismi. E per questo fino a poche settimane fa tutta l’attenzione era concentrata sull’Alternative für Deutschland e su quanto la retorica dell’ultradestra euroscettica avrebbe potuto fare presa anche in una delle regioni più ricche di tutta l’Unione europea, diventata dal 2015 in poi la prima porta di accesso alla Germania per molti migranti ma anche una terra dove si raggiunge quasi la piena occupazione. Però, mentre la Csu viene fagocitata dell’Afd sul tema dell’immigrazione, ad emergere come veri vincitrici a sorpresa potrebbero essere i Verdi. I Grünen hanno approfittato della crisi socialdemocratica e, parlando apertamente di Europa e di diritto d’asilo, hanno conquistato i voti dei cristianosociali più moderati, proponendosi come nuovo Volkspartei (partito popolare). Le urne in Baviera saranno una sfida non più tra destra e sinistra, ma tra “visione cosmopolita e isolazionista, liberale e autoritaria, pro e contro l’Europa“, ha spiegato a Politico Michael Koß, professore di Scienze politiche alla Ludwig Maximilian University di Monaco. Per questo interessano a tutta Europa.

[15:42, 13/10/2018] Daniele: “Vogliamo uscire dalla politica di austerità unilaterale”, preso direttamente dal loro programma elettorale
[15:43, 13/10/2018] Daniele: Poi ovviamente sono per un welfare più efficace, per una maggiore proporzionalità delle tasse, ma questa è roba di economia interna
[15:43, 13/10/2018] Daniele: Sull’Europa insistono sul concetto di solidarietà sia in tema di rifugiati che economica

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