Si è rischiato l’incidente diplomatico nella maggioranza. Il motivo è una dichiarazione alle agenzie di stampa del capogruppo della Lega Riccardo Molinari, che stava uscendo in quel momento da Palazzo Chigi dopo un confronto con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Tutto il caos dei mercati – ha detto Molinari – nasce dal reddito di cittadinanza che ancora non si sa cosa sia. Le varie ipotesi di flat tax e quota cento sono state studiate con diverse declinazioni invece l’elemento che manca di capire è in cosa consiste il reddito di cittadinanza: la platea, quale sarà il meccanismo“. Un’altra miccia sotto al tavolo di confronto dentro il governo e tra il governo e l’Unione Europea nei giorni in cui l’Italia è sotto strettissima osservazione anche e soprattutto dei mercati finanziari. Ma la miccia nel giro di pochi minuti viene spenta dallo stesso Molinari che precisa meglio quello che avrebbe voluto dire: “Mai detto che il caos dei mercati è causato dal reddito di cittadinanza. Il senso della mia dichiarazione è l’esatto contrario. I mercati non hanno motivo di agitazione ancor prima di capire che misure faremo. Il reddito di cittadinanza, la flat tax e la riforma delle pensioni fanno parte del nostro programma politico di governo che vogliamo realizzare”. Con lui a Palazzo Chigi è andato anche il capogruppo del Carroccio al Senato Massimiliano Romeo che ha sottolinato che sul reddito di cittadinanza “l’unica cosa certa è che sembra non sia una misura assistenzialista. Dubito che per trovare le coperture ci saranno tagli alla sanità. Su questo ha ragione Di Maio quando dice che a volte si fa terrorismo mediatico”. 

L’uscita di Molinari, peraltro, arriva in un momento complicato per la maggioranza. I due partiti di governo sono infatti chiamati a dimostrare compattezza in giorni difficili, col governo sotto pressione. Anche all’interno della maggioranza, peraltro, le posizioni non sono monolitiche come nel consiglio dei ministri. Sulla stessa Nota di aggiornamento al Documento economico e finanziario – approvata all’unanimità dal cdm – la battaglia è stata lunga anche all’interno della formazione di governo, con il sottosegretario di Palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti e il viceministro Massimo Garavaglia a caldeggiare un deficit/Pil più basso del 2,4 per cento. E d’altra parte Giorgetti non ha nascosto in questi giorni i suoi dubbi, come nell’intervista di domenica alla Stampa: “Abbiamo concluso il primo tempo. Ora c’è il secondo, la manovra, ci sarà la sessione di bilancio. La partita ancora è lunga” aveva detto. “Io so perché siamo lì, perché la gente ci ha votato”, aveva aggiunto, ma “il mio è spirito di collaborazione: voglio solo evitare che si commettano gli errori che altri hanno commesso in passato”. Questo il fuoriscena. Poi ci sono i retroscena dei giornali di oggi che parlano di tensioni sotterranee nella maggioranza, con una parte della Lega che sostiene il ministro Giovanni Tria nella necessità di “ritoccare” la manovra. Ritocco, peraltro, è una parola impropria visto che la manovra è appunto ancora tutta da scrivere.

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