Era la notte dell’11 aprile 1997. Un cortocircuito innescò un incendio che bruciò la cappella della Sindone a Torino, straordinaria opera architettonica realizzata dall’architetto Guarino Guarini. La reliquia, la cui autenticità è messa in dubbio dagli scienziati e dagli storici, venne salvata dai vigili del fuoco. Oggi, dopo più di venti anni di cantiere e lavori, la struttura ha riaperto. “È stata una grande sfida tecnica e di immaginazione. Vogliamo celebrare la rinascita di un’opera stupefacente e unica. Ci sono voluti 21 anni, sono molti ma dobbiamo tenere conto della complessità del lavoro”, ha spiegato Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali di Torino che gestiscono la cupola del Guarini. “Quello che sta succedendo oggi qui mi piacerebbe che succedesse anche in altre parti in Italia”, ha commentato il ministro della Cultura Alberto Bonisoli. C’è voluto uno sforzo enorme, anche in termini economici (quasi 30 milioni di euro il costo totale dei lavori), per la sostituzione di oltre 1.400 elementi di marmo, il consolidamento di 4mila componenti e altri lavori che sono terminati soltanto la scorsa settimana. Per questo tantissimi giovani torinesi non hanno mai avuto l’opportunità di vedere le strutture ideate da Guarini: “Appartengo a quella generazione che non ha mai potuto visitare questo luogo incredibile”, ha sintetizzato la sindaca Chiara Appendino. L’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia si augura “con forza e convinzione” che la cappella possa essere “non solo un patrimonio artistico e culturale fruibile da tutti ma anche quel luogo di preghiera, di silenzio, di meditazione che è sempre stato in questi secoli”. Così è stato fino agli anni Novanta. La costruzione della cupola, voluta da re Carlo Emanuele I e progettata da Guarino Guarini, è stata terminata nel 1682. La sua caratteristica principale sono i sei livelli di archi sovrapposti che si riducono fino a convergere nella stella/sole in pietra al cui centro spicca la colomba dello Spirito Santo

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