La Prima Commissione del Csm ha fatto saltare l’audizione del pm antimafia Nino Di Matteo sulla strage di via d’Amelio e le indagini che hanno portato, immediatamente dopo la morte del magistrato Paolo Borsellino e dei 5 agenti di scorta, al depistaggio culminato con il falso pentito Vincenzo Scarantino. L’audizione era prevista per oggi alle 14 ma è stata rinviata a data da destinarsi solo perché il pm aveva chiesto che la sua audizione fosse pubblica e non segreta come sempre accade
Il magistrato, che insieme ai colleghi di Palermo, ha ottenuto (in primo grado) le condanne degli imputati del processo sulla trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra, in una lettera al Csm aveva scritto che chiedeva la seduta pubblica “in funzione di un contributo di chiarezza che anche in questa sede consiliare ritengo di poter fornire a fronte di inesattezze, bugie e ingiuste generalizzazioni (certamente lesive della mia reputazione professionale) che da tempo vengono diffuse da più parti e rilanciate con grande clamore mediatico”.
Per tutta risposta, la prima commissione ha deciso sì di accogliere l’istanza della seduta aperta ma guarda caso si è accorta solo in questo momento che il Consiglio “è in scadenza” , che ha troppe vicende in sospeso da dover definire e che proprio oggi ci sono diverse audizioni compresse fra il Plenum del mattino e quello del pomeriggio. Quindi, ha scritto la Prima a Di Matteo, l’audizione è stata rinviata “ad altra data che le verrà tempestivamente comunicata”. E per giustificarsi aggiunge che così il pm avrà più tempo a disposizione per parlare.
Non è chiaro se questo Consiglio ha deciso di tirarsi fuori, preso in contropiede dalla richiesta del pm di audizione pubblica, più che legittima dato l’argomento o se deciderà di sentirlo la settimana prossima prima della sua scadenza, cioè prima del 24.