Qui! Group è fallita. Lo si legge nella sentenza depositata oggi dalla sezione fallimentare del Tribunale di Genova, ipotizzando che i debiti contratti dalla società che si occupa della fornitura di buoni pasto ammontino a “non meno di 325 milioni di euro“. A renderlo noto è stato l’Epat (Esercizio Pubblici Associati di Torino, ndr) che attraverso il suo direttore, Claudio Ferraro, ha espresso “estrema preoccupazione, ben cosciente dell’entità della sofferenza economica dei propri associati verso la società”. Le indagini della procura si erano concretizzate, a luglio, con lo stop imposto da Consip all’azienda di ticket restaurant di Gregorio Fogliani, molto diffusi soprattutto tra i dipendenti pubblici. Allora, i debiti ipotizzati erano intorno ai 150 milioni, scoperti grazie a una verifica fiscale che ha portato alla luce numerosi decreti ingiuntivi da parte dei creditori.

Il 6 agosto, il ministro della Pubblica Istruzione, Giulia Bongiorno, aveva annunciato su Twitter che era stato individuato un altro fornitore per l’erogazione dei buoni pasto ai dipendenti pubblici, la multinazionale francese Sodexo che sarebbe subentrata alla concorrente Qui! Group: “Avevo assicurato la soluzione in tempi brevi per il caos dei buoni pasto. Il 6 agosto riprenderà il servizio”, aveva scritto il ministro leghista. La riattivazione degli acquisti aveva però risolto il problema solo in prospettiva futura: per il recupero degli arretrati il compito toccava alle singole amministrazioni che, dopo aver ritirato i buoni dati a circa 100mila dipendenti pubblici, per riavere i soldi indietro avrebbero dovuto rifarsi sulla società ligure seguendo le vie legali. Stessa procedura che hanno dovuto seguire gli esercenti.

Sul fronte occupazionale, però, la situazione dell’azienda appariva già più preoccupante. A fine agosto, durante l’udienza davanti al tribunale civile di Genova, la Procura ha presentato istanza di fallimento dopo che Qui! Group, l’8 agosto, aveva invece richiesto l’ammissione all’amministrazione straordinaria ai sensi della legge Prodi-bis. Richiesta negata e fallimento dichiarato venerdì, con 600 dipendenti che, da oggi, rimarranno definitivamente a casa.

 

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