La Corte dei Conti boccia la norma ‘Salva Napoli’, contenuta nel decreto Milleproroghe e approvata in Senato il 6 agosto scorso. L’emendamento del M5S, proposto dal senatore irpino Ugo Grassi, salva dal default i Comuni in predissesto che non hanno raggiunto gli obiettivi di risanamento intermedi. Tra questi anche la città partenopea, che ha un debito di 1,7 miliardi. La norma dà infatti la possibilità di riformulare il piano del predissesto, senza tenere conto delle pronunce della Corte dei Conti per il 2018. Dura la reazione dell’Associazione Magistrati della Corte, che esprime dubbi di costituzionalità in un documento inviato anche al Parlamento. Secondo i magistrati contabili “non è opportuno avallare una situazione di accanimento terapeutico per gli enti ormai in default”. E se per il Comune quella dei giudici è una valutazione errata, diversa è la posizione del Pd, che al Senato poche settimane fa ha votato contro l’emendamento. Ora il testo arriverà con questo parere negativo alla Camera, dove dovrà essere convertito entro il 23 settembre.

LA CANCELLAZIONE DEL DEBITO TRA GLI STEP PER UNA CITTÀ AUTONOMA – Intanto, in giornata, il sindaco Luigi De Magistris in un post su Facebook ha parlato proprio del debito parlando dell’accelerata che intende dare verso l’autonomia di Napoli. “Nelle prossime settimane – ha scritto – per dimostrare che continuiamo a fare sul serio e che non si tratta di mera propaganda meridionalista, approveremo tre delibere”. La prima riguarda un manifesto politico concreto sull’autonomia della Città, la seconda la cancellazione del debito ingiusto “contratto dallo Stato, in particolare nelle gestioni commissariali post-terremoto ed emergenza rifiuti”, la terza “la realizzazione di una moneta aggiuntiva all’euro per dare forza a Partenope”. E riguardo al debito: “Noi non lo riconosciamo. Lo cancelliamo dal nostro bilancio” ha scritto il sindaco. “Quei debiti non sono stati contratti dalla Città e dai napoletani – ha aggiunto – anzi noi siamo vittime ed andremmo semmai risarciti, altro che pagare il debito agli usurpatori!”.

LA NORMA PASSATA IN SENATO – Nel frattempo, però, quel debito c’è e l’emendamento ‘Salva Napoli’ serviva proprio a dare fiato alla gestione amministrativa della città. Secondo il testo approvato in Senato anche grazie al voto della Lega, gli enti locali che hanno presentato un piano di riequilibrio, come il Comune di Napoli, potranno ripresentare un nuovo Piano qualora non abbiano centrato i cosiddetti ‘obiettivi intermedi’. Non solo: se l’emendamento dovesse essere approvato in via definitiva, la Corte dei Conti non potrà applicare sanzioni verso i Comuni inadempienti. “Nell’anno 2018 – recita il testo – qualora sia stato presentato o approvato alla data di entrata in vigore del presente decreto, un piano di riequilibrio finanziario pluriennale, rimodulato o riformulato, il comma 7 dell’articolo 243-quater del decreto legislativo 267 del 2000 si applica soltanto al nuovo piano definitivamente approvato dalla Corte dei Conti, senza che rilevi il mancato raggiungimento degli obiettivi intermedi fissati dal piano originario. Nell’anno 2018 non si applicano le norme vigenti in contrasto con quanto disposto”. Subito dopo l’ok al Senato arrivato agli inizi di agosto, il Movimento 5 Stelle ha sottolineato che non si tratta di un emendamento ad hoc per Napoli, in quanto sarebbero almeno 300 i Comuni interessati dalla norma (il 70 per cento al Sud) tra cui Taranto e Catania.

PER LA CORTE DEI CONTI “ACCANIMENTO TERAPEUTICO” – Tuttavia, secondo la Corte dei Conti “il decreto legge Milleproroghe contiene norme in palese violazione della Costituzione”. I magistrati chiedono alla Camera di stralciare le modifiche sulla disciplina dei bilanci degli enti locali, in quanto consentire a quelli vicini al dissesto di rinviare la dichiarazione di default “potrebbe avere gravi conseguenze per la finanza pubblica”. Secondo la Corte dei Conti “procrastinare l’inevitabile dichiarazione di dissesto preclude un effettivo risanamento che consenta all’ente locale di potere ripristinare celermente l’erogazione delle prestazioni costituzionalmente necessarie, con un bilancio stabilmente riequilibrato”.

IL COMUNE: “VALUTAZIONE ERRATA” – L’amministrazione comunale difende, invece, l’emendamento. Partendo dal presupposto che occorra valutare il raggiungimento del piano definitivo e non sottoporlo a verifiche annuali sugli obiettivi intermedi. L’assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Enrico Panini, pone il problema: “Se un ente presenta un programma di rientro che gli consente di spalmare i debiti in 20-30 anni, perché la Corte dei Conti deve valutare annualmente gli obiettivi intermedi il cui raggiungimento mette automaticamente un Comune in dissesto anche per soli 500 mila euro?”. Secondo Panini si tratta di una situazione contraddittoria. “Con una mano – dice – stabiliscono che un Comune può rientrare dal debito in 20-30 anni e con l’altra che gli esami non finiscono mai e basta che in un anno non raggiungi uno step e finisci automaticamente in dissesto”.

IL PD: “LA NORMA AUTORIZZA A PROSEGUIRE VERSO LO SFASCIO” – Sulla questione interviene anche la senatrice del Partito Democratico Valeria Valente, secondo cui quella bocciata dalla Corte dei Conti è “una norma che semplicemente autorizza il Comune di Napoli a proseguire sulla strada dello sfascio finanziario senza dar conto a nessuno”. Per il Pd “la norma approvata dalla maggioranza gialloverde con il silenzioso appoggio anche di Forza Italia, non serve alla città ma soltanto a De Magistris e condanna Napoli all’agonia“.

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