Gibilterra annuncia la sua intenzione di togliere la bandiera ad Aquarius, la nave operata da SOS Mediterranèe in collaborazione con Medici senza Frontiere impegnata dal 2016 in attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo Centrale e ora arenata tra Malta e Linosa in attesa che “le autorità marittime competenti” le assegnino un porto “sicuro” di sbarco per le 141 persone salvate venerdì scorso davanti alle coste della Libia. “È una manovra politica per impedirci di continuare le nostre attività di salvataggio”, dice l’associazione fondata da Klaus Vogel – Berlino, capitano di marina mercantile e il cui “progetto è stato appoggiato in Francia da Sophie Beau (Marsiglia) e in Italia da Valeria Calandra (Palermo)”.

Il governo di Gibilterra ha annunciato ieri il ritiro della bandiera come riportato nel tweet del Chief Minister Fabian Picardo – oggi la nave di 77 metri è di proprietà della Jasmund Shipping – dopo la richiesta “di sospendere le sue attività di salvataggio, per le quali non è registrata nel territorio britannico”. Il punto, sostiene l’amministrazione del territorio d’Oltremare del Regno Unito, è che Aquarius è registrata dal 2009 “come nave da ricerca (‘survey’) a Gibilterra”. L’imbarcazione, si legge sul sito della Jasmund Shipping, costruita in Germania per la Guardia Costiera, “è una ex nave di sorveglianza della pesca tedesca” ed è utilizzata per “lavori di survey” (ie “rilevamento sismico in sito 2D”), “lavori geotecnici” e “supporto eolico”.

Sempre secondo Gibilterra, l’Aquarius opera dal 2016 – dopo essere stata noleggiata da SOS Mediterranèe e Médecins sans Frontières – “esclusivamente sotto la direzione delle autorità italiane per operazioni di salvataggio”. Tra giugno e luglio, però, l’amministrazione marittima di Gibilterra “ha chiesto ad Aquarius di sospendere le sue operazioni come nave per il salvataggio e tornare alla sua attività iniziale di nave da ricerca”. La ragione, spiega il governo stesso, è nei “ritardi alla disponibilità di porti di sbarco per molte imbarcazioni di salvataggio nella zona SAR italiana“. Non avendo – alla ripresa delle attività dopo lo stop di un mese a Marsiglia e il caso Valencia – “cercato il via libera di Gibilterra per la ripresa delle attività di salvataggio”, l’Aquarius ha ricevuto il 6 agosto scorso un “ordine di ritiro” dalla bandiera con deadline lunedì prossimo. A quel punto “la nave lascerà il registro di Gibilterra e tornerà dal 20 agosto a quello del suo proprietario, la Germania”.

Foto di Angela Gennaro

Le ong non ci stanno: hanno fatto appello, e questo vuol dire che c’è una sospensiva che di fatto fa saltare la scadenza del 20 agosto fino all’esito del ricorso. Mantenendo in vigore fino ad allora la bandiera di Gibilterra. “Da due anni e mezzo abbiamo soddisfatto tutte le esigenze regolamentari inerenti alla competenza sulla bandiera da parte di Gibilterra”, risponde SOS Mediterranèe, “e tutti i controlli tecnici inerenti la sicurezza e l’affidabilità della nave. Mai è stata rilevata un’irregolarità”. Dal 2016 l’Aquarius “ha realizzato più di 200 operazioni di salvataggio in totale trasparenza e informando regolarmente tutte le autorità competenti. L’Autorità marittima di Gibilterra dissimula una manovra politica dietro a un’argomentazione incoerente”.

E poi c’è la questione delle 141 persone a bordo salvate – 44 donne e ragazze e 97 tra uomini e ragazzi, di cui 67 minori non accompagnati. “La loro sicurezza dovrebbe essere la preoccupazione principale”, scrive Gibilterra. “La GMA esorta i porti nelle vicinanze a rispettare gli obblighi previsti dalla Convenzione SAR (Search And Rescue) per consentire ad Aquarius di sbarcare in modo sicuro e tempestivo in un porto vicino nell’area SAR italiana”. È “incoerente” – risponde SOS Med – fingere di avere a cuore il destino delle 141 persone a bordo richiamando gli obblighi degli Stati Costieri del Mediterraneo Centrale proprio nel momento in cui questo nuovo sviluppo dello stato di bandiera rischia di mettere a rischio le possibilità di una rapida soluzione per i sopravvissuti”.

Per SOS Mediterranèe non sta in piedi la “pretesa di un’autorizzazione per condurre operazioni di salvataggio, giacché è il principio stesso del salvataggio a mare ad essere onnicomprensivo e riguardare tutte le bandiere, tutte le navi e tutti i mari”. Non solo: “tutte le operazioni dell’Aquarius sono sempre state condotte nel rispetto del diritto marittimo e con le autorità SAR competenti”. La stessa International Maritime Organization, ribatte l’ong, vede Aquarius registrata come “Search & Rescue Vessel”, convertita da “Research Vessel-201600”, e da “Fishery Patrol Vessel-200906”. “La differenza tra ‘survey’ e ‘rescue’ non è tecnicamente fondata e l’Aquarius è sempre stata riconosciuta dalle autorità competenti come imbarcazione ben preparata a operare salvataggi”.

Il comunicato di Gibilterra, conclude SOS Mediterranèe, è stato “visibilmente scritto nella precipitazione e nell’incomprensione dell’attuale contesto” (il ministro delle Infrastrutture italiano, Danilo Toninelli, aveva twittato ieri: “La nave è ora in acque maltesi e batte bandiera Gibilterra. A questo punto il Regno Unito si assuma le sue responsabilità per la salvaguardia dei naufraghi” e testimonia “la deliberata volontà di fermare l’attività di salvataggio dell’Aquarius, una delle ultime navi di soccorso civile e umanitario nel Mediterraneo”.

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