La sera si avvicina e un pensiero si fa strada. Quasi indecente nella sua precarietà.
La giornata si è srotolata col consueto alternarsi di incombenze che accompagnano una normale famiglia che lavora quando fuori è estate, anche se dentro casa lo è solo sul calendario.
Siamo nel mezzo del cammin di nostra signora estate ma ci sono sere in cui pare di trovarsi a mille miglia dall’arrivo, dannati in un eterno peregrinare, e quella spensieratezza targata Vanzina sembra tutta intrappolata negli sguardi languidi ormai lontani di Marina Suma e Karina Huff.

I bambini hanno giocato tutto il giorno, a cena sono stati silenziosi e quel pensiero inespresso prende forma, lasciando in bocca un sapore lascivo di piaceri insperati. Alle dieci si rischia il tutto per tutto, un azzardo alla baboulinka di Dostoevskij. Tutti a letto in un silenzio carico di magia, portatore di una mistica licenziosa dalle mille promesse.
Le vacanze bussano alla porta della camera da letto di mamma e papà, quella pellicola di sfinimento durata tutta la giornata si dissolve come una doccia fredda alla fine di una corsa. La sacra unione è in procinto di iniziare quando un fruscio, una vibrazione tanto impercettibile quanto l’alito fresco di una libellula, irrompe leggero. Pare un’ombra, sogno subito fattosi incubo.
“Non riesco a dormire”, la sagoma assume i contorni reali di un pigiama di cotone leggero in formato mini.
E l’estate scivola fra le dita, un’altra volta ancora.

Le vacanza estive in Italia durano tre mesi e la scarsità di momenti privati tra i genitori è solo l’ultimo effetto collaterale di un periodo che per molti significa tutto, tranne che ferie. La protratta vita simbiotica tra adulti e bambini, esacerbata dalle nottate più lunghe figlie di risvegli tardivi e dalla dispensa da impegni e compiti, mette a dura prova la sanità mentale di molti genitori, che vivono le giornate come un doppio turno in fabbrica.

Quando dici estate pensi al periodo più felice della vita, memorie di sfumature mai dimenticate, il cemento e la pioggia calda, le lenzuola sudate, i vestiti bagnati, i giochi in cortile. Care memorie di un fusto che metteva piano radici. L’ozio di attingere a un tempo inesausto, da riempire con niente o con tutto a seconda dei giorni e delle compagnie, un credito illimitato con la vita.

Questo immaginifico mondo fatto di leggerezza è quello che stanno vivendo i miei figli e prima di adesso non avevo mai pensato a come potessero vedere la presenza mia e di mia sorella i miei genitori, coi quali si abitava in una casa più piccola di quella in cui vivo ora coi miei figli. La ruota della vita, come la chiamava insopportabilmente a ragione mia madre, è venuta a calciarmi da dietro.

La presenza irruente dei figli si amplifica d’estate e non sempre è facile viverli senza provare una punta di costrizione, rei di rimpicciolire il già residuale tempo libero o di coppia.

La sera cala di nuovo sulla terra che brucia, i primi refoli di vento arrivano quando fuori scorrazzano da un po’ gli scooter o le Api Piaggio dei ragazzini che escono per vivere il tempo del loro raccolto.
In quelle case, stasera arriverà l’estate.

A tutti gli altri non resta che un sospiro a bocca asciutta, sognando il termosifone acceso.

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