Soccorre i migranti perché lo è anche lui. In mezzo al mare, perché anche lui ha fatto il viaggio. E non è morto in quel naufragio solo perché un’altra persona lo ha aiutato. Per poi morire davanti ai suoi occhi. Hassan è egiziano, ha 30 anni, e fa parte del team di soccorsi di SOS Mediterranée a bordo di nave Aquarius. Non è la prima volta che è in mare, anzi. “Ho lavorato con la Marina Militare per l’operazione Mare Nostrum. Poi sono passato a Triton”, racconta sul ponte dell’Aquarius al termine di una giornata di preparazione alla zona SAR e quindi ad un eventuale momento di salvataggio. “Ho fatto il viaggio quando avevo tredici anni”, spiega. “Ero con mio cugino. La mia famiglia non era d’accordo, sono partito da solo”, dice. Era il 2001. “Cercavo qualcosa di diverso e avevo capito che in Egitto non lo avrei trovato. Ero piccolo, ma mi dovevo iscrivere alla scuola militare e ci voleva la raccomandazione ai tempi per un posticino. C’era qualcosa che non quadrava”, racconta. “Tu volevi servire la legge ma per farlo dovevi corrompere la legge. Da lì è nata la mia personale scelta di andare via. Non avevo idea di come sarebbe stato il viaggio, e che avrei attraversato il mare”

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