Per capire il concetto (stravincente) dell’impresa olonica dobbiamo prima parlare dell’impresa in rete. Si tratta di due “modelli gestionali” assai diversi fra di loro, anche se cugini. Ricorriamo a una finzione. Cerchiamo di tratteggiare prima lo schizzo della impresa in rete. Ragioniamo utilizzando la comodità di un modello, che non può però rappresentare una realtà che è ben più complessa e difficile da descriversi.

Immaginiamo che nel nostro Paese esista una sola società che produca, ad esempio, aspirapolveri (Aspiratutto spa) e che sia condotta nel pieno rispetto delle ragioni per cui è stata fondata e avviata all’attività economica. Queste ragioni costituiscono la mission vera unica e immodificabile per cui è stata fondata. Tutto ciò che sta fuori dall’elenco delle attività di mission non appartiene ai doveri diretti della nostra società di aspirapolvere. Ebbene, nel rispetto completo della mission che caratterizza ogni e qualsiasi impresa economica che si affacci sul mercato-mondo e con obiettivo di massimizzare l’efficienza, questa società deve rivolgersi unicamente al mercato che ha sede nel mondo. Interno, esterno, dovunque.

Ma supponiamo anche che oltre alla Aspiratutto spa esistano – sempre in Italia – soltanto altre sette società, specializzate in sub-fornitura: la componentistica metallica, la componentistica elettrica, la componentistica elettronica, la componentistica packaging, la advertising e la supporto finanziario. Pensando ai comportamenti possibili di tutte queste società possiamo cercare di schizzare tre scenari, molto diversi fra di loro.

α. È quello rappresentato dalla figura qui sopra. Il Pianeta è la sede di un grande mercato, alla base del quale si colloca il cosiddetto end-user (consumatore finale). La domanda di questo mercato è la più eterogenea, la più vasta e come tale, la più difficile da conoscere correttamente. In questo modello ogni azienda fa la sua corsa a sé e l’obiettivo può essere un prodotto finito o un semiprodotto (o componente). La sensazione che se ne cava è quella secondo la quale non sembra possibile riscontrare, mediamente, una grande efficienza. La sensazione è che la resa del denaro investito da tutte queste imprese debba essere non davvero allettante. O comunque possa essere senza alcun dubbio migliorabile. E non certo ricorrendo al solito metodo da negrieri di forzare la produttività e di abbassare il costo del lavoro.

È possibile stilare uno schizzo ideale della situazione che si verrebbe a creare se questa nostra società di aspirapolvere (end-user oriented) si organizzasse con un sistema a monte di fornitori in rete.

β. Con questo modello si intende rappresentare lo schema di un gruppo di aziende in rete. È bene dire subito che mentre il modello di cui alla scenario α è molto (purtroppo) realistico, lo scenario β sostanzialmente non esiste e vedremo il perché. Ma è molto utile per afferrare alcune ricadute estremamente importanti. Sempre restando su questo modello teorico, infatti, appare evidente che se ne può subito trarre una sensazione di maggior ordine, di maggior chiarezza: in buona sostanza nel mondo vivono due tipi di mercati sul primo hanno giurisdizione le aziende end-use, mentre sul secondo (sub mercato) operano le aziende di subfornitura.

I comportamenti da tenere nell’uno e nell’altro mercato sono fra di loro diversissimi, il che presuppone che gli specialisti che dovranno condurre i due tipi di aziende (ricordate? Gruppo A e gruppo B) dovranno esprimere personalità tecniche diverse e poiché, come nel calcio, è la squadra che fa il gol e non il singolo seppur bravissimo, lo scenario α non da esattamente una sensazione di grande specializzazione nella vendita.

D’altro canto lo scenario β è tutto sommato una realtà inesistente. È molto difficile che si possa immaginare come concreto un gruppo nel quale tutte le unità di subfornitura possano lavorare per una sola unità end-use oriented. Ma questo non significa affatto che non sia applicabile il concetto di azienda-in-rete, ciò che importa non è la saturazione dei carichi di lavoro per le aziende sub-fornitrici. Questi si possono ottenere anche ma non solo con un’azienda in rete.

Per questo dobbiamo cominciare a parlare dello scenario γ che sarà il vero obiettivo del progetto di politica manifatturiera che stiamo da tempo cercando di esprimere. Tuttavia, lo scenario γ non è rappresentabile con uno schizzo al pari dei due scenari precedenti: lo si può solo descrivere. Ma è bene dire subito che è lo scenario più importante, quello su cui la Germania ha impostato la sua politica manifatturiera (assolutamente vincente e di cui noi siamo costretti a fare le spese) e quello che più si addice alla tipologia manifatturiera – che definire polverizzata non è una esagerazione – del nostro Paese.

Lo affrontiamo nel prossimo post.

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