Sergio Marchione, il manager totale, quello che ha saputo plasmare l’automobilistica internazionale alla sua idea di industria, è morto la mattina del 25 luglio dopo giorni di fiato sospeso. Oltre 14 anni di storia, iniziata a Lingotto nel maggio del 2003, quando l’italo-canadese entra da indipendente nel cda di un casa auto sull’orlo della bancarotta. Qui iniziano le sue sfide. Marchionne tira dritto e si guadagna la copertina di “Time”, che lo chiama lo Steve Jobs dell’auto, e il plauso del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che lo trasforma in icona della ripresa dell’auto a stelle e strisce. E, ultimamente, si sente dare anche del “preferito” dal nuovo inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, per i suoi investimenti in Usa. Nella sua vita non sono mancate le proposte politiche. In Italia ha respinto l’invito di Silvio Berlusconi a candidarsi con il centrodestra e ha avuto una lunga luna di miele con l’ex premier Matteo Renzi dal quale ha poi preso le distanze.

TRUMP POWER

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Marchionne, gli operai fuori da Mirafiori: “Dispiaciuti per la morte, ma aspettiamo ancora gli investimenti promessi”

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