Il “veleno” del razzismo continua a insinuarsi nelle fratture della società e in quelle tra i popoli“: così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione degli ottant’anni dalla pubblicazione del “Manifesto della razza“. Era il 25 luglio del 1938 quando professori, medici e intellettuali firmarono e pubblicarono quella che poi è stata la base “scientifica” delle leggi razziali fasciste, “suggellando così nel più infame dei propositi quel patto con il nazismo che seminò morte, distruzione e sofferenze in tutta Europa”. Un atto di servilismo al regime, una responsabilità, quella dei firmatari e di chi assistette indifferente, che “non può essere taciuta”.

“Una pagina infamante – ha continuato il presidente – riscattata con la solidarietà di pochi durante le persecuzioni, la lotta di liberazione, con la Costituzione repubblicana, con il sangue, il sacrificio, l’unità del nostro popolo attorno a ideali di eguaglianza, democrazia, pace e libertà”. Le leggi razziali, nonostante le radici millenarie della civiltà italiana, portarono alla discriminazione e persecuzioni di chi apparteneva a quelle razze considerate inferiori: non solo ebrei, ma anche gli zingari, i rom e i sinti. “Ogni teoria di razza superiore – o di razza accompagnata da aggettivo diverso da umana – non deve più avere cittadinanza: ciò che è accaduto rappresenta un monito perenne e segna un limite di disumanità che mai più dovrà essere varcato” ammonisce Mattarella, sostenendo che il compito delle civiltà oggi è impedire che si ripresenti lo stesso scenario drammatico e inumano. Il progresso può esistere solo con la “cooperazione, l’integrazione e la coesione sociale”.

La nota di oggi non è il primo gesto con cui il Presidente della Repubblica manifesta la volontà di una politica antirazzista. Non solo la sua visita privata alle Fosse Ardeatine, ma anche la nomina a senatrice a vita – la prima di Mattarella – di Liliana Segre, reduce italiana dell’Olocausto, decisa proprio “per coltivare memoria contro razzismo, discriminazione e odio. Le parole del Presidente arrivano proprio all’indomani delle polemiche per lo sgombero del Camping River a Roma, sospeso dalla Corte Europea per i diritti dell’uomo fino al 27 luglio. Polemiche alimentate in prima persona dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini che – dopo aver appellato la Corte come “buonista” – ha risposto alle parole di Mattarella al termine di un incontro che si è tenuto al Viminale con la sindaca di Roma Virginia Raggi. Il problema per il vice premier “è questa sacca parassitaria che si ostina a vivere nell’illegalità, in campi abusivi, probabilmente spinti da chi ci guadagna”. Il leader della Lega ha sostenuto che non è quindi un problema di discriminazione razziale, ma di parità di diritti e doveri: “I bambini devono andare a scuola, le auto vanno assicurate e va fatta la dichiarazione dei redditi”. “Giustamente il Presidente della Repubblica ricorda un passato che non dovrà mai più tornare. Che qualcuno si ritenga superiore a qualcun altro per appartenenza a una razza mi sembra folle e fuori dal mondo” ha concluso Salvini.

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